«Siamo esausti. Non possiamo continuare così. Abbiamo bisogno di dormire per poter rivalutare i testi» ha dichiarato a Reuters uno dei partecipanti al trilogo per l’Artificial Intelligence (AI) Act. L’incontro tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione è infatti iniziato mercoledì scorso e si è protratto ininterrottamente per quasi 24 ore; sono state quindi concesse alcune ore di break prima di riprendere la discussione oggi. Dopo due anni di lavoro tutte le parti vogliono infatti giungere a un accordo che permetta di votare ad aprile il regolamento europeo che stabilirà per la prima volta un quadro giuridico per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Se così non fosse, con le elezioni europee alle porte il rischio è di dover ricominciare tutto da capo.

LE QUESTIONI da dirimere sono molte e la difficoltà è notevolmente aumentata dalla velocità con cui la tecnologia si sta sviluppando. Negli incontri tenuti sin qui si sarebbe trovato un accordo sulle regole da applicare ai sistemi di intelligenza artificiale come ChatGpt, ma si continua a discutere sull’utilizzo di tecniche più complesse come l’identificazione biometrica negli spazi pubblici, i sistemi di polizia predittivi o i software di riconoscimento delle emozioni: sono da considerarsi programmi dal rischio «inaccettabile» per i diritti delle persone? In caso affermativo sarebbero fermamente vietati; altrimenti, solo regolamentati.

Come sappiamo l’AI trova applicazioni in numerosi ambiti, uno di questi è la creatività. Alcuni giorni fa 34 associazioni italiane di artisti e autori si erano rivolte al governo chiedendo «di sostenere una regolamentazione equilibrata che, garantendo la trasparenza delle fonti, favorisca lo sviluppo delle tecnologie di intelligenza artificiale, tutelando e promuovendo al contempo la creatività umana originale e tutti i contenuti culturali del nostro Paese». L’Italia, insieme a Francia e Germania, si era infatti opposta in un primo momento a una legislazione più stringente.