Ha avuto subito vasta eco a partire dai media online la circolare “warfighting” dello Stato maggiore dell’esercito, che impartisce nuove disposizioni operative a tutti i comandi “al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale, sotto gli occhi di tutti”. Non altrettanto sta accadendo con la denuncia di un gruppo di addetti dell’aeroporto Galilei di Pisa. I lavoratori, impegnati al carico e scarico merci, hanno scoperto che dallo scalo non partono soltanto voli umanitari con viveri e medicinali diretti alla popolazione ucraina. E quando si sono trovati a sistemare su un aereo casse piene di armi di vario tipo, munizioni ed esplosivi, si sono rifiutati di caricare il materiale, segnalando l’accaduto all’Usb.
Il sindacato di base, che chiama a una manifestazione no war per sabato al Galilei, ha chiesto alle strutture di controllo del traffico aereo dell’aeroporto civile “di bloccare immediatamente questi voli di morte mascherati da aiuti ‘umanitari’”, e ai lavoratori “di continuare a rifiutarsi di caricare armi ed esplosivi che vanno ad alimentare una spirale di guerra che potremo fermare solo con un immediato cessate il fuoco e il rilancio di dialoghi di pace”.
La vicenda è già approdata in Parlamento. “Insieme alle deputate del gruppo ManifestA – spiega Maurizio Acerbo segretario di Rifondazione comunista – abbiamo già chiesto al ministro della difesa di riferire in aula, e preparato una interrogazione parlamentare”. Mossa analoga sul piano locale, grazie al consigliere Francesco Auletta di Diritti in comune e al segretario del Prc pisano, Giovanni Bruno: “Interroghiamo il sindaco Conti, perché non è ammissibile che chi governa la città non sappia, non dica o non s’interessi di ciò che sta accadendo, e che riguarda tutti noi”. Mentre le consigliere toscane del M5S, Irene Galletti e Silvia Noferi, annunciano un’interrogazione alla giunta regionale: “Vogliamo capire se il presidente Giani sia a conoscenza dei fatti e che giudizio esprime, anche alla luce del complesso scenario internazionale attuale e dei tentativi, finora falliti, di de-escalation del conflitto”.
Secondo quanto denunciato dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, spiega ancora Acerbo, “quello in corso sembra configurarsi come un vero e proprio ponte aereo militare internazionale verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico Usa. Su Rzeszow stanno convergendo aerei provenienti anche da altri paesi, in particolare dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dal Belgio, dalla Spagna e dal Canada. In Italia alcuni dei protagonisti di questo quadro sono l’aeroporto militare di Pisa e l’aeroporto Mario de Bernardi di Pomezia, uno dei più grandi aeroporti militari d’Europa”.
Insomma il conflitto armato si sta allargando, anche a seguito del bombardamento russo di domenica contro il poligono ucraino di Yavoriv, a soli 25 chilometri dal confine polacco, paese Nato. Il poligono è sede dell’International peacekeeping and security centre, dove viene addestrato il personale militare ucraino anche da parte di istruttori Nato (Usa, Canada, Gran Bretagna), ed è stato usato come base di appoggio per alcune esercitazioni dell’Alleanza Atlantica, le ultime solo pochi mesi fa.
Da questi presupposti la circolare dell’Esercito, che chiama i comandi ad essere operativi al 100%. Il documento che doveva restare riservato è datato 9 marzo, e fa esplicito riferimento alle “evoluzioni sullo scacchiere internazionale”. Si richiama l’attenzione ad evitare i congedi anticipati, si prevede che i reparti in prontezza operativa siano “alimentati al 100%” e che l’addestramento sia “orientato al warfighting”. Si chiede inoltre di “provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri e i sistemi d’arma dell’artiglieria”.
In sintesi la circolare firmata dal capo dello Sme, generale Bruno Pisciotta, fornisce ai comandi indicazioni precise in materia di personale, addestramento, impiego e sistemi d’arma. Anche gli assetti sanitari – e qui si spiega l’addio del generale Figliuolo alla lotta al covid – dovranno tenere in considerazione “i prioritari impegni con relazione alle forze direttamente operative”. Tutte le indicazioni, va da sé, vanno attuate con effetto immediato.
“Chi ha prestato servizio nelle forze armate negli ultimi trent’anni non ha mai visto una circolare di questo tenore – replica ancora Maurizio Acerbo per Rifondazione comunista – e a questa sciagurata mobilitazione di truppe si aggiunga che ancora non è dato sapere che tipo di armamento stiamo inviando in Ucraina”. Di qui la richiesta all’esecutivo di Mario Draghi: “Il governo chiarisca immediatamente al Parlamento e al Paese, bisogna fermare questa spirale di guerra”.