Ci sono voluti 21 mesi di negoziato tra i 27, per arrivare a un accordo politico sull’immigrazione, raggiunto ieri dai ministri degli Interni riuniti a Lussemburgo: dal Patto asilo e migrazioni, stilato nel 2020 come conseguenza del caos del 2015 con i rifugiati siriani, spariscono le quote obbligatorie di redistribuzione dei migranti, che non hanno mai funzionato, sostituite da una richiesta di solidarietà. «Un’ampia maggioranza» dei paesi Ue ha aderito (dovrebbero essere 15 su 27), ha precisato il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, che si rallegra di questo risultato, spinto dalla presidenza francese della Ue.

LA «SOLIDARIETÀ» potrà essere articolata: o con l’accoglienza di richiedenti asilo sbarcati nei paesi di prima linea, o con il finanziamento dei rientri in patria per chi ha subito un rifiuto dell’asilo, oppure con aiuti finanziari per i paesi di primo arrivo. Nei prossimi giorni la Commissione, con la presidenza francese della Ue, organizza una riunione per concretizzare una «piattaforma della solidarietà», che avrà la durata di un anno, rinnovabile, e che dovrebbe permettere la rilocalizzazione di almeno 10mila migranti arrivati nei paesi di prima accoglienza.

LE ONG che si occupano dei migranti non hanno avuto reazioni di rifiuto, ma chiedono precisazioni. Per il gruppo S&D al Parlamento europeo, si tratta di «un importante passo avanti», ma i socialisti mettono in guardia sul fatto che questo accordo non venga usato per minare alla base l’impegno di solidarietà già contenuto nel Patto asilo e migrazioni. Per la commissaria agli Interni, Ylva Johansson, svedese socialdemocratica, è un «accordo storico». Darmanin lo spiega con la guerra in Ucraina: «Quello che è successo con la Bielorussia e quello che succede con l’Ucraina ha creato una sensibilità differente, in un contesto evidentemente diverso da ciò che succede nel Mediterraneo ognuno è coinvolto dalle questioni migratorie». Anche S&D fa riferimento al cambiamento dovuto alla guerra in Ucraina e all’accoglienza dei rifugiati: «L’Ucraina ha dimostrato che si può far fronte alla questione dei rifugiati in modo aperto e con spirito di solidarietà».

Per il ministro degli Interni del Lussemburgo, Jean Asselborn, «dobbiamo sapere che se possiamo accogliere milioni di ucraini possiamo anche occuparci di migliaia di persone che non vengono dall’Ucraina ma dal sud, che subiscono le stesse condizioni, e che hanno un’altra lingua e un’altra religione».

Darmanin ha precisato che ieri sono stati approvati con un «ampio sostegno» due regolamenti per «rafforzare la protezione delle frontiere esterne della Ue e un meccanismo di solidarietà per aiutare gli stati membri sotto forte pressione». Tra i paesi che hanno approvato questo nuovo approccio, oltre alla Francia, che prenderà 3.000 migranti l’anno, la Germania, che si impegna per 3.500, e l’Irlanda (350), per gli altri stanno trattando gli ambasciatori.

Il secondo regolamento riguarda l’adozione di un nuovo codice delle frontiere Schengen, per combattere la strumentalizzazione dei migranti. Frontex, l’agenzia europea di guardia-frontiere, molto contestata per il suo modo di agire che perpetua i respingimenti, entro il 2027 verrà rafforzata e diventerà un corpo di 10mila uomini.

UNA SETTIMANA FA, 5 paesi della Ue (Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta) avevano chiesto una migliore ripartizione del carico di accoglienza dei migranti, «non possiamo lasciare ai trafficanti decidere chi può venire e vivere in Europa» hanno detto. In questi giorni la confusione continua: c’è stato un appello di Sos Méditerranée due giorni fa per evitare il blocco in mare di navi di migranti, in Grecia ci sono 28 rifugiati (tra cui 8 bambini) bloccati su un isolotto del fiume Evros, respinti alla frontiera tra Grecia e Turchia, anche se sono sotto protezione della Corte dei diritti dell’uomo.