Da Mosca a Kiev, facendo il giro per Bruxelles. Saranno i soldi russi a finanziare, se pur indirettamente, gli armamenti destinati a difendere l’Ucraina dall’invasione russa e anche la ricostruzione futura. Dopo settimane di discussioni tra paesi Ue, forti pressioni americane e sul versante opposto l’ovvia contrarietà della Russia, i rappresentanti diplomatici dei 27 riuniti a Bruxelles nel Coreper (comitato dei rappresentanti permanenti) hanno trovato un accordo che permetterà di generare tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro l’anno. Il gettito arriverà dai profitti generati dai 210 miliardi di euro di asset russi congelati in Europa al momento dell’invasione dell’Ucraina, nel febbraio 2022. Il primo finanziamento, circa un miliardo di euro, dovrebbe essere versato entro fine luglio.

LA SOLUZIONE, raggiunta dalla presidenza semestrale di turno del Consiglio, che fino a fine giugno spetta al Belgio, dovrà essere confermata da una prossima riunione di ministri europei ma i dettagli sono già tutti sul tavolo. I profitti saranno ripartiti al 90% in aiuti militari ed andranno ad accrescere uno strumento già in campo come lo European Peace Facility (Epf) attualmente da quasi 6 miliardi di euro su più anni.

Il restante 10% servirà invece al sostegno non armato attraverso lo Strumento per l’Ucraina 2024-27 da 50 miliardi, recentemente varato con lo scopo di finanziare la ricostruzione. La ripartizione 90%-10% viene incontro ai paesi Ue che per diverse ragioni hanno fatto resistenza da quando la proposta è stata formalmente avanzata dall’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell lo scorso 20 marzo. Si tratta dei cosiddetti neutrali ovvero Irlanda, Austria, Cipro e Malta (che non fanno parte della Nato) e di nazioni come Ungheria e Slovacchia, ostili al sostegno bellico a Kiev: la loro quota potrà andare in aiuti umanitari e comunque non militari.

UN CAPITOLO a parte riguarda il Belgio, dove la gran parte degli asset russi materialmente si trova. Sui 210 miliardi di asset della Banca centrale di Mosca, 190 sono detenuti dalla società Euroclear, la parte restante da Clearstream, con sede in Lussemburgo. Tra i 27 si è discusso molto della commissione da lasciare ad Euroclear, con la richiesta da parte della società di avere una riserva per far fronte a eventuali azioni legali da parte del Cremlino. L’accordo finale raggiunto dai governi europei permette alle due società presso cui i fondi russi sono bloccati di trattenere, come modalità di pagamento delle operazioni di gestione, lo 0,3% dei profitti straordinari netti. Ma soprattutto, il Belgio tassa già autonomamente i profitti delle società al 25% e da quelli di Euroclear prevede per il 2024 un ammontare di oltre 1,7 miliardi, parte dei quali è già stato messo a bilancio in aiuti militari per Kiev. Le nuove disposizioni Ue concordate si applicheranno quindi alla quota restante dopo l’imposizione obbligatoria belga. E comunque la presidenza belga assicura che «alla fine tutto arriverà all’Ucraina».

«NON POTREBBE esserci simbolo più forte e utilizzo migliore per quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere», commenta a caldo su X la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. «La Russia pagherà direttamente per i suoi crimini», aggiunge il suo vice con delega all’economia Valdis Dombrovskis, che annuncia: «Una volta formalizzato, dobbiamo far arrivare i fondi a all’Ucraina il prima possibile. Il primo miliardo di euro dovrebbe essere trasferito entro l’estate, principalmente per il sostegno militare».

LA DECISIONE europea riguarda solo i profitti generati dai beni di Mosca depositati (e bloccati all’atto dell’invasione in Ucraina) in territorio Ue. Non tocca i beni in quanto tali, che rimangono proprietà della Banca centrale russa. Mossa molto meno radicale di quanto richiesto dagli Usa, che avrebbe preferito una confisca di tutto, ma non absterà a calmare il Cremlino. All’atto della proposta originaria, il portavoce di Putin Dmity Peskov parlò di «movimento verso la distruzione dei fondamenti giuridici del diritto europeo e internazionale». L’Ue ha superato controindicazioni legali e resistenze interne. Ora dovrà fronteggiare la rabbia di Mosca. E le possibili contromosse.