Mentre il Governo cerca di gestire i flussi migratori con lo stato di emergenza, molto vicino al concetto di «stato di eccezione» così bene descritto da Carl Schmitt, l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) pubblica i dati sull’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiani (APS), dai quali si evince come il nostro Paese abbia costruito una vera e propria «illusione ottica» per gonfiare le statistiche attraverso l’inserimento di voci distoniche con l’idea di cooperazione allo sviluppo, quali i costi dei rifugiati in Italia.

E dunque l’Italia torna indietro rispetto alle cifre reali investite; in sintesi: aumentano gli aiuti allo sviluppo ma le risorse rimangono a casa nostra: nemmeno qual famoso “aiutiamo a casa loro” che condiva le azioni di solidarietà internazionale in salsa sovranista e securitaria. In specifico le statistiche sugli aiuti allo sviluppo stanziati nel 2022 diramate ieri dal Comitato per gli Aiuti allo Sviluppo dell’OCSE mostrano come i paesi donatori riuniti nel DAC (Development Assistance Committee) abbiano hanno erogato 204 miliardi di dollari di Aiuto pubblico allo sviluppo (APS).

Si tratta di un aumento, pari al 13.6% rispetto al 2021. Tuttavia, il CINI, insieme a larga parte di società civile, sottolinea come i dati ci dicano che questo è dovuto in larga parte alla crescita dei costi di accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo nei paesi donatori, che ha rappresentato nel 2022 il 14.4% del totale dei fondi (oltre 29 miliardi di dollari), seguita dal reindirizzamento dell’APS alla risposta umanitaria in Ucraina e alla sua ricostruzione, per un valore di 16 miliardi di dollari, ovvero il 7,8% del totale.

Registrare i costi sostenuti per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo come APS non è obbligatorio, ma molti Paesi donatori continuano a farlo, seguendo un trend che dal 2016 ha comportato un sostanziale gonfiamento dei livelli di aiuto, che ora includono risorse che, nei fatti, non lasceranno mai i territori dei membri del DAC. L’Italia si posiziona fra questi: in termini assoluti, infatti, il totale di Aiuto Pubblico allo Sviluppo erogato è aumentato del 15,8%, raggiungendo lo 0,32% del rapporto con il PIL. Tuttavia, se si escludono le spese di accoglienza dal computo (che ammontano a quasi il 23% del totale) gli aiuti erogati appaiono addirittura in diminuzione rispetto all’anno precedente. Questo non è un aumento sano dell’APS, poiché non soddisfa le crescenti esigenze di sviluppo sostenibile di fronte all’aumento delle crisi globali.

L’APS dovrebbe essere dedicato alla riduzione della povertà, al contrasto delle disuguaglianze, al supporto ai processi di pace, alla mitigazione dei cambiamenti climatici nei Paesi partner, per supportare i loro processi di sviluppo e il benessere delle popolazioni.

La contabilizzazione dei costi dell’accoglienza negli Stati membri non fa che allontanarci da questi obiettivi, rendendo più complessa la comprensione e il monitoraggio degli sforzi dei donatori di contribuire allo sviluppo sostenibile. Le organizzazioni della società civile stanno da tempo sostenendo che gli obblighi degli Stati in materia di diritti umani di accogliere i rifugiati non dovrebbero essere usati come scusa per gonfiare il totale degli aiuti allo sviluppo, riducendo risorse vitali per le persone che vivono in povertà a livello globale. L’accoglienza è infatti un dovere, ma dovrebbe essere garantita utilizzando altre fonti di bilancio. Il conflitto in Ucraina e il massiccio movimento di persone verso i paesi europei che ne è conseguito richiedono senza dubbio una risposta umanitaria e investimenti su larga scala e a lungo termine, ma questo deve essere aggiuntivo rispetto al contrasto a povertà, malgoverno, cambiamenti climatici, disuguaglianze e conflitti, che continuano a pesare e anzi si acuiscono, necessitando di attenzione e sostegno, sia finanziario che politico.

Il sostegno all’Ucraina e ai paesi colpiti dalla guerra di aggressione della Russia, una guerra la cui portata non ha precedenti nei tempi moderni, richiederà ingenti risorse per molti anni. A tal proposito, le organizzazioni della società civile esprimono preoccupazione per la possibile influenza che questo potrà avere sulle altre, numerose, priorità di finanziamento umanitario e di sviluppo per altri paesi.

Per questo è importante che le risorse siano aggiuntive agli attuali livelli di APS. La società civile propone di monitorare quali aiuti vengono inclusi nella contabilizzazione dell’APS, garantendo trasparenza, attraverso un sistema di tracciamento dell’assistenza separato, con una doppia utilità: da un lato calcolare tutto il sostegno umanitario, allo sviluppo, fiscale e ai rifugiati attuale e futuro per l’Ucraina e altri paesi dell’Europa orientale; dall’altro garantire che l’APS da erogare per altre finalità rimanga sulla buona strada e che i donatori confermino i loro molteplici impegni per lo sviluppo e il clima.

***Portavoce CINI (Coordinamento Italiano delle Ong Internazionali)