Tra i mille ettari di superficie attraversati dal fuoco negli ultimi sette giorni, in Abruzzo, c’è anche l’area del Monte Siella che sovrasta l’hotel Rigopiano, in particolare quella particolarmente infiammabile della scia di detriti boschivi lasciata dalla slavina che nel gennaio scorso uccise 29 persone. Le fiamme che sono arrivate alle porte di Farindola (per ora domate anche grazie alla pioggia) hanno scavalcato la montagna, passando così sull’altro versante del massiccio del Gran Sasso, provenienti da Campo Imperatore dove sabato un incendio ha messo a repentaglio la sicurezza di 30 mila persone che partecipavano alla Rassegna degli Ovini, in località Fonte Vetica.

Un raduno di greggi e pastori provenienti da ogni parte d’Italia organizzato da 58 anni dalla Camera di commercio dell’Aquila nella stagione che tradizionalmente segnava la vigilia della transumanza. Negli ultimi anni però l’evento, che si tiene all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso e in una delle Zone di Protezione Speciale (Zps) e Siti di Interesse comunitario (Sic) della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, si è trasformato in una sorta di finta sagra, un luna park montanaro con annesso suk dove si riversano decine di migliaia di persone quasi completamente a digiuno di cultura della montagna.

L’incendio infatti, secondo quanto appurato finora dagli inquirenti, sarebbe stato appiccato da sei giovani turisti che avevano lasciato acceso il braciere dopo la scampagnata.

Quando l’incendio si è esteso sulla prateria ai margini del Rassegna degli Ovini, tra i primi ad accorrere è stato l’ex consigliere comunale ed ex presidente della commissione Programmazione e territorio del Prc Enrico Perilli che si trovava lì e che testimonia la «totale assenza di un minimo servizio d’ordine, della protezione civile e nemmeno un trattore con un autobotte, come si usa nelle sagre; i primi camion dei vigili e della Protezione civile sono arrivati dopo due ore».

Il Wwf, che già a metà luglio aveva denunciato in procura la maleducazione dei partecipanti ad un raduno motociclistico a Fonte Vetica e lo scempio di quelle praterie d’alta quota, sottolinea che quanto accaduto «non è che l’effetto di una visione distorta di uno sviluppo che non nasce dalla tutela, ma da uno sfruttamento senza limiti dei nostri tesori naturali».

Una visione che in Abruzzo c’è purtroppo sempre stata ma che negli ultimi tempi vede protagonisti «gli amministratori, e non solo quelli locali», che, come riporta ancora il Wwf, «chiedono deroghe ai vincoli esistenti sui parchi», esattamente all’opposto di quanto avviene per esempio a Cortina d’Ampezzo. «Una deriva che rischia di accentuarsi con la riforma della Legge quadro sulle aree protette in discussione al Senato, alla quale il Wwf e altre associazioni ambientaliste, da più di un anno, si oppongono».

Purtroppo però contro gli ambientalisti, come riferisce ancora Perilli, «negli ultimi anni si è messa in moto una campagna d’opinione e di intimidazione da parte di un “fronte sviluppista” che vorrebbe, in poche parole, portare la città in montagna».