Tre arresti ieri in Belgio, a Forest, Saint Gilles e Schaerbeek, quest’ultimo dopo una sparatoria a una fermata del tram, nella quale sarebbe rimasto ferito «un pesce grosso» della rete jihadista belga. Si aggiungono agli altri sei fermati (tre sono stati poi rilasciati) giovedì sera, tra i quali ci sarebbe pure Faysal Cheffou, l’uomo con il cappello e la giacca bianca ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto Zaventem insieme ai due fratelli-kamikaze Ibrahim e Khaled el Bakraoui. Cheffou sarebbe stato arrestato nella serata di giovedì, nel corso di alcune perquisizioni a Bruxelles.

Un quarto arresto è avvenuto invece in Francia, nella banlieue parigina di Argenteuil: un trentaquattrenne, Reda Kriket, nella cui abitazione sono state trovate armi pesanti e il perossido di acetone, la stessa sostanza utilizzata per fabbricare le bombe di Parigi del 13 novembre e quelle di Bruxelles. Una sorta di marchio di fabbrica dell’Isis europeo. Secondo le forze dell’ordine l’uomo, ritenuto legato ad Abdelhamid Abaaoud, l’organizzatore degli attentati di Parigi ucciso in un blitz nel quartiere di Saint Denis il 18 novembre scorso, stava per preparare un altro attentato.

Altre due persone sospettate di essere coinvolte negli attentati sono state arrestate invece in Germania. Uno dei due, Samir E., avrebbe ricevuto messaggi sospetti sul telefonino e avrebbe avuto contatti con gli ambienti frequentati dai kamikaze. L’uomo sarebbe stato fermato nell’estate del 2015 in Turchia, al confine con la Siria.

L’altro è un 28enne marocchino arrestato a Giessen, in Germania, che potrebbe essere uno dei complici che si trovavano con Salah al momento del suo arresto a Molenbek: il giovane, al momento del fermo, era in possesso di una falsa patente italiana e aveva una ferita da taglio alla spalla.

Dopo le polemiche sulle falle dell’intelligence (il Daily mail ieri scriveva che i fratelli el Bakraoui avevano lavorato nell’aeroporto come «addetti alle pulizie») e nel giorno in cui il premier Charles Michel annuncia che gli F-16 belgi torneranno a bombardare l’Isis in Siria, è l’ora dei blitz contro gli jihadisti (anche se alcuni fermati sono stati poi rilasciati), mentre spunta il nome del quinto mancato kamikaze dell’aeroporto di Zaventem: si tratterebbe di un siriano di 28 anni, Naim Al Hamed, e sarebbe coinvolto pure negli attentati di Parigi. Nessuna traccia, invece, dell’altro super-ricercato di questi giorni: Mohamed Abrini.

Un’altra notizia, riportata da La Dernière Heure, getta ulteriori dubbi sulle forze di sicurezza belghe: un poliziotto di Mechelen, nella provincia di Anvers,) sarebbe stato in possesso dell’indirizzo del luogo in cui Salah Abdeslam è stato trovato lo scorso venerdì: rue des Quatre Vents 79 a Molenbeek. Il funzionario lo avrebbe saputo dal 7 dicembre scorso, ma la segnalazione sarebbe giunta a Bruxelles dopo tre mesi. L’ufficiale di polizia avrebbe ottenuto le informazioni a Mechelen e avrebbe inserito l’indirizzo in un rapporto confidenziale destinato alla cellula antiterrorismo della polizia giudiziaria federale di Bruxelles. Ma il rapporto non sarebbe stato trasmesso alla capitale e sarebbe rimasto sotto chiave per tre mesi presso la centrale di polizia di Mechelen.

Intanto, Le monde ha diffuso i verbali dell’interrogatorio in Belgio di Abdeslam Salah. Il terrorista belga-marocchino ha raccontato ai magistrati di aver rinunciato a farsi esplodere, il 13 novembre a Parigi, «quando ho parcheggiato la macchina». «Ho fatto scendere i miei, tre passeggeri, poi sono ripartito. Ho guidato alla cieca, mi sono fermato da qualche parte, non saprei dove. Ho chiuso l’auto, ho portato via la chiave e sono rientrato nella stazione Montrouge. Ho fatto qualche fermata di metro, una o due. Sono sceso, ho camminato fino a un negozio di telefoni, ne ho comprato uno e ho contattato una sola persona: Mohamed Amri», ha detto. In seguito alla telefonata, quest’ultimo partirà in automobile da Bruxelles con Hamza Attou per andare a recuperarlo a Parigi.

Il quotidiano francese ha scritto che in realtà la cintura di Salah «mancava di liquido esplosivo», come avrebbe riferito Abid Aberkan, il cugino da cui l’ex fuggitivo si rifugiò a Molenbeek, fermato anche lui ieri. Salah stesso ha detto agli inquirenti che quella cintura gliel’aveva consegnata il fratello Brahim nell’appartamento affittato a Bobigny.

In ogni modo, dopo gli attentati di Bruxelles, Salah ha deciso di «non voler più parlare», ha detto il ministro della Giustizia belga Koen Geens (le cui dimissioni sono state respinte dal primo ministro) alla commissione parlamentare che si occupa degli attacchi terroristici.

Si tratta presumibilmente di una strategia difensiva volta a evitargli l’incriminazione anche per questi ultimi attacchi e a puntare all’estradizione verso la Francia.

Proprio dalla capitale francese il Presidente della Repubblica François Hollande ha fatto sapere ieri che la cellula che ha colpito a Parigi e Bruxelles sta per essere «annientata», anche se ce ne sarebbero altre pronte ad agire.