Su Facebook circola un fotomontaggio: la foto di Piazza Maggiore strapiena di sardine, era il 14 novembre 2019 e 15 mila persone manifestarono a Bologna contro il tentativo di Salvini di conquistare l’Emilia. Sopra la foto la scritta: «Renzi/Conti Bologna non vi vuole». Renzi come Salvini, anzi peggio, e la sua candidata Isabella Conti, che il leader di Italia Viva ha lanciato in televisione, bollata come di destra. A Bologna le primarie sono scivolate di mano e sono diventate una guerra fratricida.

Da una parte c’è il dem Matteo Lepore, sostenuto dalla maggioranza del Pd locale e dalla sinistra. Con lui i big del partito: Letta, Zingaretti, Provenzano, Orlando, ma anche Giuseppe Conte, Romano Prodi e Elly Schlein. Dall’altra parte Isabella Conti, ex Pd oggi Iv, appoggiata da schegge del partitone bolognese, dai Verdi e dai centristi dell’ex ministro Gianluca Galletti, delfino di Casini.

Dovevano essere una «festa della democrazia», diceva il responsabile enti locali del Pd Francesco Boccia. Sono diventate una guerra civile in una comunità politica che in teoria dovrebbe avere gli stessi obiettivi. L’unico dato positivo è l’alta partecipazione. Si sono registrati per votare online quasi in 5 mila, e non è impensabile vedere ai gazebo più di 20 mila persone. Proprio sul voto si è consumato ieri l’ultimo scontro: lo staff di Conti ha chiesto di accedere al sistema web, di proprietà del Pd nazionale. «Basta piagnistei», è stata la replica, le regole da tempo sono state accettate da tutti e non si cambiano all’ultimo. «Così cala un’ombra sulla correttezza del voto», ha commentato il deputato di Iv Marco Di Maio. Nessuno si fida di nessuno, insomma, e i compagni di un tempo si sono trasformati nei nemici di oggi, in bugiardi e «traditori.

Il segretario cittadino del Pd Alberto Aitini, che sta con Conti, ha avuto la bacheca presa d’assalto dai supporter di Lepore, e qualcuno lo ha addirittura invitato ad iscriversi in Fratelli d’Italia. Mentre circolano post in cui si mette in croce Lepore per il suo passato in Legacoop, quasi fosse un crimine. A stemperare dicendo che è normale che nelle primarie «scorra sangue», basta poi riconciliarsi, è stato Prodi. «Sono parole che feriscono», la replica di Conti. Ed è ricominciata la mischia, con il dibattito infiammato dai riflettori nazionali. «Vinciamo qui e poi torniamo al governo», ha detto Letta. «In queste primarie si decide il destino di tutta la sinistra», ha aggiunto Schlein.

C’è di buono che la sfida è vera, senza un vincitore scontato. Conti sembra tallonare Lepore, e ora dice di sognare il sorpasso proponendosi come alternativa a tutti coloro che non sono contenti dei 10 anni di governo del sindaco uscente Merola, di cui Lepore è stato delfino e successore in qualche modo predestinato. Una rimonta che resta però improbabile. Perché fuori dagli inner circle del Pd l’elettorato dovrebbe seguire le indicazioni ufficiali: votare Lepore. Ma Conti sta cercando consensi oltre la maxi bolla della sinistra bolognese, che con Lepore aveva già trovato sintonia prima che lei entrasse in campo. Fuori dal Pd, dalla sinistra di Coalizione civica, dall’Arci, dalla Fiom, dalle sardine, dalle associazioni che sostengono la mobilità sostenibile. Fuori da lì c’è il centro e la destra.

La posta in gioco per tutti è la sopravvivenza. Se perdesse Lepore finirebbe nei libri di storia assieme alla quasi sindaca dell’allora Pds Silvia Bartolini, che nel 1999 si fece sconfiggere dalla destra di Guazzaloca. «Smantellare il sistema di potere Pd», ha sintetizzato il politologo Gianfranco Pasquino, schierato con Conti. Ad essere messo in discussione sarebbe anche il patto di governo tra Lepore e la sinistra, la “ditta” bolognese di bersaniana memoria, l’idea di un’alleanza nazionale Leu-Pd-M5S, e indirettamente lo stesso Letta.

Se perdesse Conti sarebbe invece un nuovo duro colpo per le ambizioni di Matteo Renzi, e la fine di tante carriere nel Pd locale. Anche perché il sangue di cui parlava bonariamente Prodi continuerebbe a scorrere perché i candidati «civici» di Lepore potrebbero entrare da indipendenti nel listone Pd. Una mossa per tagliare le gambe a chi non lo ha appoggiato da subito. Comunque vada il nuovo sindaco si troverà a dovere governare con un Pd ancora sepolto sotto le sue stesse macerie.

A guadagnarci in ogni caso sarà Stefano Bonaccini. Vincesse Conti il terremoto arriverebbero fino al Nazzareno. Prevalesse Lepore sarebbe per Bonaccini comunque positivo, visto che lo sta sostenendo «perché è il candidato del Pd». E, sussurrano i bene informati, perché concedere Bologna alla sinistra sarebbe per il presidente dell’Emilia-Romagna, storicamente vicino a Renzi, il prezzo da pagare per ambire davvero alla segreteria nazionale quando sarà il momento giusto.