L’incubo è lo stesso di Rigopiano. I soccorritori che si avviano, al calar della sera, con gli sci e la luce delle lanterne per prestare i primi soccorsi… E’ la stessa scena della tragedia del 18 gennaio di quattro anni fa, quando una valanga, in provincia di Pescara, seppellì l’Hotel Rigopiano e fece 29 vittime, tra ospiti dell’albergo e lavoratori.

Ora, in Abruzzo, si è tornati a scavare. Stavolta nell’Aquilano, sul Monte Velino, nel territorio del Comune di Massa d’Albe, borgo noto per ospitare l’area archeologica di Alba Fucens. Da tutta Italia sono arrivati, e sono in azione, da domenica 24 gennaio, per cercare quattro escursionisti, usciti di mattina per una passeggiata e mai più rientrati.

Di Tonino Durante, di 60 anni, commerciante; Gianmauro Frabotta, di 33, ingegnere; Valeria Mella e il fidanzato Gianmarco Degni, entrambi, di 26 anni, tutti di Avezzano, non c’è traccia.

Lo scorso fine settimana hanno lasciato le auto, che sono ancora lì, al Rifugio Casale da Monte per una passeggiata in montagna, di cui sono tutti appassionati ed anche esperti. Ma sono spariti: è stato il papà di lei, maresciallo dei carabinieri, a dare l’allarme, la sera non vedendola tornare. Forse sono stati inghiottiti, nel silenzio della montagna, da una o forse più slavine: questa è l’ipotesi più accreditata. Colti di sorpresa mentre erano in gruppo.

Da quattro giorni si cerca sotto la neve. Un manto… impossibile: quasi nove metri in alcuni punti, sei in generale. Il fronte della valanga – circa 200 metri di larghezza per 600 di lunghezza – che si è abbattuta nella valle Majellama, nella Marsica, l’area dove sono concentrate le squadre di soccorso, rende difficilissimo le ricerche.

Le squadre operative sono riuscite in alcuni punti a scavare anche per metri, fino a 4-5 senza ottenere risultati. Nessun aiuto neppure dai cani antivalanga – 9 quelli in campo – in grado di fiutare in situazioni di estrema emergenza. Finora non c’è alcun elemento che possa aiutare: nè un oggetto personale, né uno zaino, né un cellulare, neppure quello di cui si è all’inizio captato un segnale. Ma si continua a cercare. A scavare. A cercare oltre il possibile. Anche con sonde e strumenti elettronici e velivoli che sondano le cime.

Lo spiegamento di forze è massiccio tra Soccorso alpino, Guardia di finanza, vigili del fuoco, polizia, Nono Reggimento Alpini de L’Aquila, Protezione civile. Utilizzato anche un elicottero giunto dalla Valle d’Aosta che ha il compito di piazzare le mini-cariche esplosive necessarie per bonificare le creste e far scendere la neve pericolosa accumulata. Si tenta il tutto per tutto. Mentre i parenti dei dispersi vengono costantemente assistiti, anche da psicologi. “Riportateceli vivi…”, continuano a ripetere.

“Il problema – spiega Silvio Liberatore, dirigente della Protezione civile regionale che coordina le operazioni –  è la neve. Quando si è verificata l’emergenza ha nevicato molto e oltre alla slavina c’è stato un forte vento che ha accumulato sopra la slavina uno strato di neve molto alto e ghiaccio che ha cancellato le tracce”.

Gianni Di Pangrazio, il sindaco di Avezzano: “Si sta andando avanti e in maniera instancabile e ringrazio i soccorritori a nome di tutta la nostra comunità e chiediamo loro di andare avanti. Noi speriamo sempre e la speranza è quella che abbiamo nel cuore. Da giorni i familiari guardano il Velino e gli chiedono di restituirci queste persone. Vederli così è una sofferenza indescrivibile. Noi speriamo con tutti i soccorritori, che salgono e scendono in continuazione, di poter avere delle notizie”.