Zelensky apre alla legalizzazione delle unioni civili tra omosessuali. La notizia, appresa direttamente da un testo pubblicato on-line dal presidente ucraino, arriva dopo il successo di una petizione lanciata dalle associazioni Lgbtq+ che ha raccolto oltre 28 mila firme a favore della riforma del codice civile. La legge ucraina, infatti, prevede che il presidente abbia l’obbligo di esaminare le petizioni che raccolgono più di 25 mila firme e, seppure le priorità del momento siano ben altre, Zelensky si è detto possibilista.
Nel suo messaggio, il leader ucraino ha spiegato che sarebbe impossibile legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso finché il Paese si trova impegnato nel conflitto, in quanto ciò richiederebbe una modifica della costituzione con la legge marziale in vigore. Tuttavia, ha aggiunto che il suo governo ha «elaborato soluzioni per la legalizzazione dell’unione civile registrata in Ucraina come parte del lavoro per stabilire e garantire i diritti umani e le libertà».

È IMPOSSIBILE non notare che l’Ucraina sta vivendo una vera e propria accelerazione nei processi legislativi legati ai diritti di genere e alla violenza sulle donne. La causa di questo cambio di rotta, più che una presa di coscienza improvvisa dei legislatori di Kiev sembra essere la volontà di adeguarsi alle richieste e agli standard dell’Unione europea in materia. Per il parlamento ucraino è quantomai importante cercare di adempiere alle numerose richieste che Bruxelles ha fatto rispetto ad alcuni diritti fondamentali e alla lotta alla corruzione. Due aspetti giudicati fondamentali per il buon esito della candidatura di Kiev all’ingresso nell’Unione.

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Si pensi che, dopo 11 anni di stallo, lo scorso 20 giugno, la Verkhovna Rada aveva ratificato la Convenzione di Istanbul, ovvero la Convenzione del consiglio d’Europa sulla prevenzione della violenza domestica. L’Ucraina aveva firmato la Convenzione nel 2011, ma non l’aveva ratificata nel 2016 dato che la maggioranza del Parlamento aveva votato contro a causa della parola «genere» nel testo, ritenuta una sponda al matrimonio tra omosessuali. Tuttavia, dopo quattro mesi di guerra, a giugno di quest’anno il parlamento aveva finalmente ratificato la Convenzione con 259 voti a favore e 8 contrari. Prima del voto alcuni Stati membri dell’Ue avevano lasciato intendere che l’esito positivo del voto poteva costituire una sorta di prerequisito per la candidatura dell’Ucraina, al 39esimo posto su 49 Paesi europei per i diritti Lgbtq+, all’ingresso nell’UE.

IN SEGUITO è stata la nomina del procuratore generale (figura discussa, lo ricordiamo) e del procuratore nazionale anti-corruzione, altre due cariche richieste a gran voce dagli alleati occidentali.

Ora, forse anche a causa dell’elevato numero di persone Lgbtq+ che prestano servizio nell’esercito e dell’impatto delle loro istanxe sulle piattaforme dei social network, Zelensky sembra aver deciso di fare un passo ulteriore. Quali saranno i tempi e le (eventuali) modalità di attuazione non è ancora chiaro.