Luba guarda senza espressione il televisore che manda le immagini di Zelensky il quale chiede al popolo ucraino di uscire dalle proprie case e fronteggiare il nemico (la parola utilizzata è «diavolo») per respingerlo dalle città. Viene anche riferito che sarebbero già tremila i volontari stranieri arruolati nella Legione straniera ucraina ed altri sedicimila hanno fatto domanda nelle varie missioni diplomatiche ucraine all’estero. L’Url in sovrimpressione che viene mostrato rimanda ad un sito in cui vi sono tutti i contatti per chi volesse arruolarsi. Tra questi anche le ambasciate e i consolati in Italia e in Vaticano.

Nella giornata di domenica alcune centinaia di cittadini si sono radunati nella piazza principale di Yuzhnoukrainsk, la cittadina satellite costruita per ospitare le famiglie dei lavoratori nella vicina centrale nucleare, per dimostrare la loro determinazione a respingere un probabile assalto dell’esercito di Mosca.

«I russi potranno anche conquistare l’Ucraina militarmente, ma il nostro cuore e la nostra mente resterà sempre indipendente», dice Luba prima di spegnere il televisore.
Poco lontano, al posto di blocco che porta alla centrale di South Ukraine, un soldato di Kiev mi dice che «Putin si è messo in un bel guaio quando ha deciso di invaderci. Per lui sarà un altro Afghanistan».

Nella piccola cittadina di Yuzhnoukrainsk, quarantamila abitanti la cui economia dipende dalla vicina centrale nucleare, sembra che tutti siano pronti al peggio. Sanno che dopo Zaporizhzhia l’obiettivo principale dell’esercito russo sono i tre reattori che si stagliano al di là del bacino idrico di Tashlytske. La popolazione è preoccupata, ma il personale che lavora nella centrale è tranquillo, o per lo meno non lascia trasparire alcuna emozione.

I russi non trarrebbero alcun vantaggio nel creare un disastro nucleare. Tutte le centrali ucraine hanno reattori Vver di costruzione russa il cui brevetto è di proprietà della Rosatom, la compagnia statale russa che si occupa di nucleare. Un eventuale incidente a questi reattori provocherebbe un danno d’immagine enorme all’azienda statale russa, che attualmente ha un portafoglio d’ordini di 250 miliardi di dollari e sta costruendo tre centrali in Russia e trentadue all’estero, tra cui due in Cina, una in Finlandia, Ungheria, Turchia, India e Bielorussia, la maggior parte delle quali operanti con reattori Vver.

Regolarmente la centrale rilascia i valori di radioattività rilasciati nell’ambiente: oggi sono 0,11 microSievert all’ora, una quantità del tutto normale.

Nel frattempo, le autorità ucraine hanno annunciato di aver ristabilito le comunicazioni con il personale all’interno della centrale di Zaporizhzhia e il comando russo ha concesso il cambio con altri lavoratori. Un secondo reattore, il numero 2, è stato riacceso assieme al numero 4, che era già in funzione quando i russi hanno preso il controllo della centrale lo scorso 4 marzo, operano entrambi a 980 Mw, quasi il massimo della sua potenza.

Dei nove reattori presenti negli altri tre impianti ancora in mano ucraina, sei sono in funzione e producono energia; il consumo di elettricità è comunque diminuito di molto dall’inizio della guerra.

Konstantyn, il padrone della locanda in cui alloggio, ha lavorato per anni nella centrale di Zaporizhzhia prima di essere trasferito in quella di South Ukraine e afferma che è solo questione di tempo prima che l’esercito russo decida di marciare su Yuzhnoukrainsk. «Devono rafforzare il loro fronte a Mykolaiv, poi, anche se non riescono a conquistare Odessa, la strada verso nord è libera e noi ci troveremo in pochi giorni una bandiera russa nella piazza della città».

Il consiglio municipale cittadino sin dalla fine del 2021 ha emanato alcuni decreti informativi alla popolazione in caso di generici attacchi terroristici e dà chiarimenti su come collaborare con le forze dell’ordine e nella difesa del territorio in caso di bisogno.

Sin dai primi giorni dell’invasione russa, le finestre vengono oscurate di notte e in caso di necessità le scuole sono pronte ad ospitare i civili.

La famiglia di Konstantyn, così come quelle di Yuzhnoukrainsk, ha già pronta anche la valigia in cui ha posto documenti, candele, torce, batterie, coltelli, un fischietto in caso si trovasse intrappolato tra le macerie, ricambi, sacco a pelo, piatti e posate, medicinali di pronto soccorso. Acqua e cibo per due giorni sono pronti per ogni eventualità.«Sono sicura che presto ci serviranno», afferma la moglie.