Un presidente sudcoreano che canta American Pie di Don McLean alla Casa bianca, poco dopo aver sottoscritto un accordo «nucleare» con l’omologo degli Stati uniti. È successo anche questo, durante la visita di stato di Yoon Suk-yeol a Washington, solo la seconda concessa da Joe Biden da quando siede nello studio ovale. A fine cena, dopo l’esibizione di diverse star di Broadway come Norm Lewis e Lea Salonga, i due leader salgono sul palco. E, su invito di Biden, Yoon intona qualche strofa di fronte a una divertita platea in cui sono presenti celebrità come Angelina Jolie.
Il vertice non è stato però solo un’occasione di mondanità tra un leader che ha appena annunciato la ricandidatura e un altro che in meno di un anno ha cambiato i connotati della politica estera di Seul, con un rapido riavvicinamento a Washington e il riavvio dei rapporti col Giappone. Anche a costo di forti polemiche interne, soprattutto per la rinuncia ai risarcimenti per gli abusi del periodo coloniale.

DOPO AVER APERTO per la prima volta ufficialmente all’invio di aiuti militari a Kiev, il presidente sudcoreano ha definitivamente abbandonato la neutralità con un discorso molto deciso al Congresso, dopo il vertice con Biden peraltro anticipato dalla telefonata fra Xi Jinping e Volodymyr Zelensky. Una nuova coincidenza di tempi tra manovre diplomaticamente rilevanti di leader asiatici, dopo la visita a sorpresa del premier giapponese Fumio Kishida in Ucraina durante il summit Xi-Putin al Cremlino.
La novità più rilevante dell’incontro Yoon-Biden è un accordo, chiamato Dichiarazione di Washington, che impegna gli Usa a rafforzare il loro sostegno militare alla Corea del sud. Ma anche ad aumentare il dispiego di armi e mezzi a capacità nucleare come «deterrenza» nei confronti della Corea del nord. Già annunciato l’invio di un sottomarino con missili balistici nucleari nelle acque della penisola coreana, per la prima volta dagli anni Ottanta. Previsto anche un irrobustimento delle esercitazioni congiunte, mentre Washington garantisce anche di fornire a Seul maggiori informazioni sulla sua pianificazione nucleare in caso di conflitto con Pyongyang. In cambio, il governo sudcoreano dovrebbe essere chiamato a sconfessare pubblicamente l’intenzione di sviluppare armi nucleari autoctone.

FIRMATO anche un accordo di cooperazione spaziale, ma l’altro fronte critico è quello dei semiconduttori. I colossi di Seul sono quelli più avanzati del settore, insieme a quelli taiwanesi. Ma non vedono con favore le restrizioni alle esportazioni della Casa bianca, così come le grandi aziende sudcoreane giudicano “protezioniste” le politiche economiche di Biden. Yoon ha dunque bisogno di mostrare qualche vittoria. In cambio della promessa di incrementare i partenariati economici in settori tecnologici critici come i microchip, Seul si è assicurata circa 6 miliardi di dollari di investimenti da parte di aziende Usa. Compresi i 2.5 miliardi di Netflix per film e serie tv sudcoreane. Possibili sviluppi anche su Tesla, dopo l’incontro fra Yoon ed Elon Musk. Ma intanto Biden si porta in casa la joint venture tra Samsung e General Motors per un impianto di produzione di batterie per veicoli elettrici e un altro progetto simile di Hyundai.

Da capire quanto Yoon sarà disposto a “giapponesizzare” il suo approccio anche sul fronte chip. La Cina, intanto, ha avvisato Washington e Seul di non «provocare un confronto» con Kim Jong-un. Avvisaglia di nuove tensioni, visto che Pechino ha già fatto capire che come con la Russia in Ucraina ritiene che gli Usa stiano «gettando benzina sul fuoco» pregiudicando le «legittime preoccupazioni di sicurezza» di Pyongyang.