Il processo contro l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych si è concluso giovedì sera a Kiev con una condanna a 13 anni di reclusione per tradimento e complicità in azioni militari contro l’Ucraina. Si è celebrato in absentia: Yanukovych è rifugiato da anni in Russia.

Si conclude mestamente un processo durato un anno e mezzo, che nelle intenzioni del governo Poroshenko sarebbe dovuto essere il «processo del secolo» in cui si sarebbe dovuto dimostrare il suo ruolo criminale nella strage di dimostranti nei tumultuosi giorni dell’insurrezione di piazza Maidan. Venerdì i principali giornali di Kiev non hanno neppure dedicato l’apertura alla condanna dell’ex presidente e la notizia si è confusa tra vicende di cronaca nera e dati sull’economia del paese.

«A processo non sono state portate altre prove che non fossero le indiscrezioni già note all’opinione pubblica da tempo e l’accusa di aver ordinato di sparare sulla folla non ha retto all’istruttoria», ha dichiarato l’avvocato di Yanukovych, Alexander Goroskinsky, dopo la lettura della sentenza.

La voglia di mettere in sordina il processo da parte del governo era diventata palpabile dall’estate del 2017 quando Ivan Katchanovski dell’Università di Ottawa dimostrò in uno studio che parte dei 125 dimostranti uccisi nelle giornate della Maidan non erano stati colpiti dalla polizia ma da cecchini dell’estrema destra.

Yanukovich durante il suo mandato si distinse per una gestione discutibile della cosa pubblica e venne spesso accusato di corruzione, oltre che di voler legare politicamente il paese alla Russia. Malgrado ciò dall’esilio l’ex presidente ha continuato a chiedere la reintegrazione nell’Ucraina oltre che del Donbass anche della Crimea, seppur con uno status autonomo.

In uno dei pochi editoriali dedicati alla sentenza il quotidiano di Kiev Strana ha rimarcato: «C’era una gran voglia di chiudere il processo prima dell’inizio ufficiale della campagna elettorale per le presidenziali perché troppi hanno da perdere nel ricordare quanto avvenne».

Come l’attuale presidente Poroshenko che per un certo periodo fece parte del partito di Yanukovich, il Partito delle regioni. O Volodomyr Zelensky, il celebre attore populista oggi candidato, e secondo nei sondaggi solo a Yulia Timoshenko, che Yanukovich ricorda «essere stato mio grande amico».