La guerra siriana si gioca su molti tavoli: nel nord del paese dove l’atteso scontro tra opposizioni e governo è esploso domenica; a Ginevra dove da giovedì sono riunite le due parti, senza risultati di rilievo; e a New York.

Ieri il Consiglio di Sicurezza ha votato la risoluzione presentata da Francia, Stati uniti e Gran Bretagna per imporre nuove sanzioni contro 11 cittadini siriani e 10 entità legali e vietare vendita e fornitura di pezzi di ricambio e di elicotteri all’esercito governativo. La motivazione: Damasco usa armi chimiche.

La risoluzione è stata bloccata dal veto congiunto di Russia e Cina. Un veto atteso e che il presidente Putin aveva anticipato nel pomeriggio: «[La risoluzione] minerebbe la fiducia nel processo negoziale. La Russia non sosterrà alcuna nuova sanzione contro la leadership siriana».

È la sesta volta che Mosca e Pechino intervengono insieme per bloccare simili mozioni, un atto subito criticato dagli Stati uniti del presidente Trump, negli ultimi giorni protagonista di un serio raffreddamento dei rapporti con Putin.

Da registrare anche l’astensione dell’Egitto che sempre di più si allontana dalla linea dettata dall’Arabia saudita: dopo i generosi finanziamenti da parte di Riyadh e le due isole regalate da al-Sisi a re Salman, Il Cairo opta per l’orbita russa. E lo fa passando per la Siria e tradendo la vecchia alleanza.