La linea del Viminale sulle proteste nelle università non cambia, a meno di «infiltrati». La riunione del comitato ordine e sicurezza tra i ministri Piantedosi e Bernini e la Conferenza dei Rettori (Crui), annunciata e poi rinviata più volte, alla fine si è tenuta ieri al Viminale in formazione ridotta: la presidente Giovanna Iannantuoni non ha partecipato per «precedenti impegni». In rappresentanza di tutti i rettori e le rettrici c’era il vicepresidente Crui, Francesco Bonini, della Lumsa, oltre che i vertici delle Forze di polizia e dell’intelligence. La ministra dell’Università non ha rilasciato dichiarazioni ma ha ringraziato il collega degli Interni «per aver accolto la sollecitazione di convocare un comitato sulla situazione degli atenei».

È STATO PIANTEDOSI dopo a rendere noto in un comunicato che criticità nelle manifestazioni per la Palestina si sono registrate «solo in un numero limitato di casi» e che questo è stato dovuto alla «proficua collaborazione tra rettori e rappresentanti delle forze dell’ordine, grazie alla quale è stato possibile limitare le tensioni». Quindi occorre «proseguire con le efficaci attività di mediazione da parte dei responsabili delle Università e delle forze di polizia per prevenire ripercussioni sull’ordine pubblico». Un comunicato che sembra quasi cauto, oltre che poco aderente alle cronache delle cariche delle settimane scorse a Pisa, Torino, Napoli, Roma, fino a un passaggio: «Particolare attenzione è rivolta a impedire che soggetti estranei al mondo universitario possano infiltrarsi nelle manifestazioni al solo scopo di strumentalizzare il dissenso – si legge nella nota – alimentando forme di violenza incompatibili con la libera manifestazione del pensiero».

GIÀ DOPO LE CARICHE del 16 aprile alla Sapienza, durante le quali vennero arrestati anche due manifestanti, e dopo quelle sui liceali di venerdì scorso, sempre a Roma, contro gli Stati generali della Natalità (5 minorenni feriti e uno denunciato), la questura ha giustificato il pugno duro parlando di «infiltrati anarchici». Intanto la protesta contro il massacro dei palestinesi e i rapporti tra ricerca pubblica e industria militare si espande negli atenei italiani in vista della Nakba (la giornata che ricorda il primo esodo forzato del popolo palestinese) di domani. Ieri sono state montate tende anche a Pisa, Bergamo, Trento, oggi a Genova. A Napoli gli studenti hanno appeso uno striscione sulla galleria Vittoria con la scritta: «Bernini, Piantedosi e la Crui uniti per il genocidio». «Un messaggio chiaro – si legge in un comunicato della rete dei collettivi della Federico II – per dire che non arretreremo dinanzi alla repressione».

A PADOVA, dove gli studenti sono accampati da venerdì scorso, la mediazione con la governance dell’Università, «suggerita» oggi dal comitato ordine e sicurezza, non sembra funzionare. «Volevamo fare un blocco all’interno del dipartimento per portare l’attenzione su quello che sta accadendo in Palestina con canti e cartelli – racconta Milo – ma la vigilanza ci ha impedito di entrare con il paradosso di chiudere dentro molte persone». Per gli studenti e le studentesse dell’ateneo padovano «c’è stata una chiara volontà da parte dell’ateneo di stoppare qualsiasi forma di dialogo con gli studenti». Chiusura confermata poi dalla rettrice Daniela Mapelli che, in linea con il governo, ha dichiarato: «L’occupazione studentesca iniziata nei giorni scorsi ha svelato la sua natura prevaricatrice». Malpelli esprime solidarietà agli studenti che, invece, non manifestano perché «hanno subito qualsiasi tipo di disagio dovuto alla violenza degli occupanti: ricordo che l’Università è rappresentata esclusivamente da loro» e annuncia che durante il senato accademico di oggi sarà «presentata una delibera che si occuperà della situazione di Gaza senza però cedere ad alcuna forma di boicottaggio degli atenei israeliani».

«NON SAPPIAMO se verranno con i manganelli – dicono dai collettivi di Padova – stiamo toccando un tasto dolente e hanno bisogno di continuare con la condanna del movimento studentesco e con la retorica dei nuovi fascisti di sinistra per reprimere un dissenso pacifico». Anche il senato accademico della Sapienza si terrà oggi. Gli studenti hanno convocato in contemporanea un «contro senato».