Sul palco ci sono tre bandiere: il tricolore, quella dell’Unione europea e quella arcobaleno della pace. Tre simboli che non riescono ad esprimere la pluralità di piazza Santi Apostoli. Allo stesso tempo, il quadrilatero caldo e stipato di gente non riesce a contenere le tantissime persone che sono venute a battere un colpo contro l’autonomia differenziata (che è stata appena approvata al Senato) e il premierato, che corre spedito alla Camera verso l’approvazione in prima lettura. Dunque, nel nome dell’opposizione alle destre si ritrova una composizione che non si vedeva da anni. È come se all’improvviso sia l’opposizione parlamentare che tante forze culturali, politiche e sociali avessero capito che si è oltrepassata una soglia invalicabile. E che di fronte alle violenze, verbali e fisiche, della destra occorre unirsi.

APRE LE DANZE Marina Boscaino del comitato No Autonomia differenziata, che da anni ha lanciato l’allarme sul progetto di riforma poi sfociato nel ddl Calderoli. «Da questa pizza deve partire messaggio forte e chiaro contro i due progetti eversivi che avvengono in nome dell’egoismo proprietario: ma se saremo uniti per attuare la Costituzione non vinceranno», dice Boscaino che poi delinea alcuni dei prossimi passaggi contro l’autonomia differenziata, dal ricorso alla Consulta alla raccolta delle firme per un referendum abrogativo. A questo punto sale sul palco Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista (tra la gente c’è anche Michele Santoro). Anche da lui arriva un messaggio unitario in nome di un obiettivo superiore: «Il nostro posto è in questa piazza perché questa è la piazza della Costituzione nata dalla Resistenza – dice Acerbo – Perché ci sono momenti in cui bisogna essere uniti e unite, questo è uno di quelli». Dopo di lui intervengono le reti degli studenti che lanciano si rivolgono alle destre rampanti e ai manganelli che sono stati agitati nelle piazze nei mesi scorsi. È un messaggio chiaro e potente: «Non abbiamo paura».

RICCARDO MAGI, segretario di +Europa che in Albania ha di recente sperimentato l’allergia al dissenso di Giorgia Meloni in trasferta, individua uno dei frame propagandistici più frequenti della destra: «Non possiamo accettare che si definisca anti-italiano chi si oppone al governo: è esattamente quello che rinfacciavano a Matteotti cento anni fa». Alfonso Gianni, a nome del Coordinamento per la democrazia costituzionale definisce ancora meglio il progetto in atto: «Vogliono costruire una nuova Repubblica che non sia fondata su antifascismo e Resistenza, per questo Meloni non si dichiara antifascista». E Giuseppe De Marzo per la Rete dei numeri pari, traccia il perimetro della coalizione necessaria: «Per opporsi a questo progetto eversivo in un momento in cui dovrebbero essere ben altre le priorità e le scelte, c’è bisogno di tutte e tutti: realtà sociali, sindacali, partiti, cittadini e cittadine». Walter Massa, presidente nazionale dell’Arci, traccia la relazione tra il mutualismo, associazionismo e argine alle destre: «Bisognerà ancora di più prenderci cura gli uni degli altri», scandisce.

QUANDO SUL PALCO compare il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni e invita a una maggiore «unità» facendo notare che se si fosse stati meno prudenti si sarebbe potuti riempire una piazza ancora più grande, tocca un tasto che fa esplodere la gente, che si mette a cantare spontaneamente «Unità Unità».

ECCO ALLORA che Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, delinea l’identikit delle prossime manifestazioni: «Aspettiamo tutti quelli che si riconoscono nella Costituzione antifascista». A questo punto arriva Giuseppe Conte, e si capisce che gli applausi gli fanno bene in un passaggio difficile della sua presidenza del Movimento 5 Stelle. Era stato lui, dopo l’aggressione a Leonardo Donno di una settimana fa, a convocare questo appuntamento ed è sempre lui a rivendicare la necessità della manifestazione: «Questa piazza è la migliore risposta alla violenza, all’arroganza, alla prepotenza della destra». Poi sottolinea il modo in cui, nell’inchiesta di Fanpage, i giovani di FdI sembrano volersi accaparrare i fondi del Servizio civile: «Ma se la sono presa con i percettori di reddito di cittadinanza!». Poi il leader M5S lascia il microfono proprio a Donno, il quale rivendica il suo gesto che ha scatenato la reazione della destra alla Camera: «Se sventolare il tricolore è una provocazione , se questo tricolore spaventa le destre, sventoliamolo più forte». Infine, Elly Schlein: «L’unità ci dà la forza per manifestare insieme. Non permetteremo a questa destra di stravolgere la Costituzione». Poi si rivolge direttamente alla presidente del consiglio e le lancia una sfida: «Meloni, cosa aspetti a cacciare dal suo partito quelli che hanno fatto i saluti romani e nazisti?».