Nel cuore più ricco d’Europa da una settimana vige lo stato di polizia. Accade ad Amburgo, dove lo sgombero di un centro sociale – e le proteste che ne sono seguite – hanno spinto le autorità a istituire una «zona di pericolo», vale a dire un’area in cui le normali regole democratiche sono sospese.

Nel quartiere di Sant Pauli, culla dell’underground e della cultura alternativa e antagonista della città, è sufficiente andare in giro vestiti di nero, oppure aggirarsi in maniera guardinga o avere un «aspetto sovversivo» per essere fermati dalla polizia. Siamo molto vicini all’«adunata sediziosa» di fascista memoria, eppure in pochi si scandalizzano, pure in Germania. Tutto era cominciato il 21 dicembre, quando migliaia di persone sono scese in piazza contro lo sgombero del centro sociale Rote Flora (uno spazio autogestito dal 1989) e contro la persecuzione degli immigrati provenienti da Lampedusa (dei quali parliamo in questa pagina). Nel corso della protesta ci sono stati scontri con le forze dell’ordine, che hanno provocato centinaia di feriti.

I vertici della polizia, che hanno detto di aver subito assalti a due commissariati (circostanza negata dagli attivisti), hanno annunciato che avrebbero utilizzato «ogni mezzo legale per difendere l’incolumità degli agenti». È stato questo il pretesto per la creazione di una «zona rossa» nel quartiere, in cui gli agenti hanno poteri straordinari.

La polizia può fermare chiunque senza motivo (con particolare attenzione agli uomini tra i 16 e i 40 anni), chiedere di esibire i documenti, chiedere spiegazioni convincenti sulla propria presenza all’interno della zona rossa (che è off limits per i non residenti), operare perquisizioni senza mandato o sfratti e sgomberi senza alcuna ordinanza da parte di un giudice. L’intera zona, che comprende tre grandi quartieri della città, è costantemente presidiata dalla polizia. All’interno del perimetro è stata sospesa la circolazione di auto e mezzi pubblici e alcuni bus di linea sono stati trasformati in posti di polizia mobili.