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«Una riserva naturale unica, controllare l’area del gasdotto»

«Una riserva naturale unica, controllare l’area del gasdotto»

Intervista Il professor Giuseppe Corriero replica all’attacco dai consulenti Trans-Adriatic Pipeline: «La scogliera corallina c’è, più piccola di quelle tropicali»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 4 aprile 2019

La notizia della prima scogliera corallina del Mediterraneo ha fatto il giro del mondo. La scoperta riguarda un tratto della costa adriatica pugliese. L’ipotesi è che si estenda da Bari a Otranto. Lo studio è stato pubblicato su Scientific reports da Giuseppe Corriero, docente di zoologia presso l’Università degli studi di Bari, insieme a un team di ricercatori dell’Università del Salento e Tor Vergata. Non sono tardate però le critiche. Ferdinando Boero, docente di zoologia dell’Università di Napoli e collaboratore del consorzio internazionale Tap che sta costruendo il mega-gasdotto proveniente dall’Azerbaigian, l’ha definita una fake news.

Professor Corriero, si attendeva il clamore mediatico che ha ricevuto?

Francamente mi ha del tutto sorpreso e colto impreparato. Non credevo che la ovvia e opportuna comunicazione della scoperta ai media presenti nel territorio regionale potesse innescare in poche ore uno tsunami mediatico di tali dimensioni.

Quali sono le novità rispetto a ciò che già si sapeva?

Le novità su scala mediterranea stanno nella scoperta di una scogliera di cospicue dimensioni ed ampia estensione verticale (batimetrica) ed orizzontale (almeno 2,5 km lineari), costruita da madrepore (impropriamente chiamate coralli) che supporta una comunità animale ricca e diversificata, in un ambiente (mesofotico o crepuscolare) a ridotta energia luminosa. Una scogliera di madrepore di tale importanza non era mai stata descritta per il Mar Mediterraneo. Il modello di riferimento della scogliera di Monopoli rimanda, grossolanamente, alle scogliere tropicali ma la sua dimensione ecologica rispetto a queste è inferiore di almeno due-tre ordini di grandezza. Per fare un esempio su scala terrestre nel linguaggio comune si usa il termine foresta tanto in riferimento alla “Foresta Umbra” del Gargano quanto alla “Foresta Amazzonica”. Entrambe sono importanti hot spot di biodiversità, ma su scale dimensionali ben diverse.

Ci sono stati colleghi critici rispetto al lavoro di ricerca che ha condotto. Qualcuno ha ipotizzato che la notizia sia stata gonfiata per avere maggiori fondi. Cosa risponde?

La scoperta è andata incontro a una sovraesposizione mediatica esagerata rispetto alla sua dimensione scientifica, che ha generato nervosismo in una parte della comunità scientifica. La maggior parte degli articoli riportano fedelmente i concetti espressi durante le interviste, anche se poi nei titoli hanno prevalso riferimenti diretti alle barriere coralline tropicali. Gran parte delle polemiche sollevate non si focalizzano sui contenuti della pubblicazione scientifica ma sulle semplificazioni spesso fuorvianti adottate nei titoli degli articoli.

Qual è la differenza tra il coralligeno mappato dal progetto Biomap e quanto ha scoperto il team di ricerca che guida?

Il coralligeno, che per definizione scientifica è una scogliera biocostruita da alghe con il contributo minoritario e variabile di invertebrati quali madrepore ed altri invertebrati marini con scheletro calcareo, necessita di luce e quindi è collocato ad una quota batimetrica superiore rispetto alla scogliera madreporica. Il progetto Biomap ha mappato la distribuzione del coralligeno lungo gran parte della costa pugliese, rilevando come nella zona di Monopoli, tra 15 e 30 metri di profondità circa, si sviluppi un coralligeno di moderata complessità ed importanza ecologica. Alcune specie associate al coralligeno di Monopoli sono comuni a quelle della scogliera madreporica, ma nell’insieme le due comunità – coralligena e di scogliera – sembrano essere differenziate. Le prossime ricerche in corso di svolgimento consentiranno di definire meglio questo aspetto.

Quanto è estesa dalle vostre indagini l’area interessata dalla scogliera corallina?

Oltre ai due chilometri e mezzo lineari rilevati nell’area di Monopoli, stiamo effettuando numerosi survey preliminari per saggiare l’eventuale presenza della scogliera madreporica lungo altri tratti della costa pugliese. Preliminarmente abbiamo avuto riscontri positivi sulla costa antistante Bari, Otranto e Santa Maria di Leuca.

In che modo andrebbe tutelata? L’attività antropica può comprometterne la sopravvivenza?

In quanto biocostruzione marina la scogliera, come d’altra parte il coralligeno, è inclusa nella lista degli habitat individuati dall’Unione Europea che necessitano di misure di protezione. Ritengo che la Regione Puglia possa inserire l’area di pertinenza della scogliera all’interno del sistema di protezione regionale. In aggiunta non sottovaluterei la possibilità da parte del Ministero dell’Ambiente di istituire un’area marina protetta di rilevanza nazionale. Il regime di protezione si giustifica non solo alla luce di quanto affermato ma anche per la fragilità fisica della scogliera, le cui strutture madreporiche non possono sopportare lo stress meccanico causato dall’ancoraggio delle imbarcazioni e dall’uso indiscriminato di attrezzi da pesca.

Qualora fosse accertato che anche la costa salentina interessata dall’approdo del gasdotto Tap abbia le stesse caratteristiche del fondale di Monopoli, crede che questo tipo di biocostruzioni siano compatibili con un’opera del genere? Quali sono i rischi?

Non conosco la situazione specifica non avendo, fino a questo momento, mai svolto ricerche nell’area interessata dall’infrastruttura, ma ritengo altamente opportuno un approfondimento dello stato delle conoscenze, mediante indagini mirate verso lo studio della fascia batimetrica compresa tra 40 e 70 metri circa di profondità. La disponibilità di robuste informazioni scientifiche, non solo in ambito ambientale, è alla base di qualsiasi processo decisionale.

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