Intrecci, faglie, contraddizioni, rifrazioni multiple e prospettive dialettiche: il pensiero si nutre di percorsi non lineari, di andate e ritorni, di spazio-temporalità da riscrivere continuamente. Lo ha dimostrato bene l’undicesima edizione del Forum Annuale delle Studiose di Cinema – FAScinA 2022, in programma dal 13 al 16 ottobre all’Università di Sassari, riunendo un cospicuo numero di studiose di diverse generazioni e provenienze attorno a un’assai stimolante indagine sullo spazio domestico non come luogo di reclusione e oppressione bensì come sito di una rinnovata libertà. Perché se è vero che tradizionalmente casa ha voluto dire per le donne reclusione, oblazione, silenzio, indisponibilità di tempi e spazi liberati, è proprio da lì che la storia dell’emancipazione e della liberazione è dovuta partire per rovesciare le tradizioni finendo per risignificare totalmente il «focolare». Il proposito del convegno è stato dunque quello di mappare le stanze di una casa liberata dal fantasma dell’angelo del focolare compiendo un itinerario teorico che va, idealmente, da Virginia Woolf a bell hooks.

Nel saggio Professioni per le donne Virginia Woolf dichiarava infatti di aver faticosamente ucciso l’«Angelo del focolare» per legittima difesa perché non è possibile scrivere «senza pensare con la propria testa, senza esprimere quella che secondo noi è la verità sui rapporti umani, sulla morale, sul sesso. E di tutti questi problemi, secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; le donne devono ammaliare, devono conciliare, devono, per dirla brutalmente, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro». La storia della pratica cinematografica delle donne restituisce in effetti itinerari di liberazione, di rottura degli schemi tradizionali nella divisione sessuale del lavoro. Ma è anche carica di un desiderio che trasforma lo spazio davanti e dietro la macchina da presa in luogo in cui potersi sentire a casa. Perché «casa» resta metafora di accoglienza e di pace interiore.

Pensiamo infatti a quanto scrive, molti anni dopo e alla luce delle lotte per i diritti civili, bell hooks nel suo indimenticabile saggio Casa. Un sito di resistenza (contenuto in Elogio del margine recentemente riedito da Tamu): «Storicamente gli afroamericani hanno creduto che la costruzione di un focolare domestico, per quanto fragile e precario (la capanna dello schiavo, la baracca di legno), avesse una dimensione politica radicale. Nonostante la brutale realtà dell’apartheid razziale, della dominazione, la casa era l’unico sito dove potersi misurare in modo libero con la propria umanità, dove poter resistere. Le donne nere hanno resistito erigendo case dove tutti i neri potessero lottare per essere soggetti, non oggetti, dove potessimo confermarci nella mente e nel cuore, nonostante la povertà, la fatica, le privazioni, dove potessimo restituire a noi stessi la dignità che all’esterno, nella sfera pubblica, ci veniva negata».

Ecco dunque farsi strada, dai diversi vani di abitazioni più o meno spaziose, le premesse di una ribellione che interessa, in forme estetiche diverse, tanto le protagoniste dei film di Visconti e Scola quanto la Bush Mama di Hailé Gerima. Per non parlare delle pratiche di figure «indipendenti» come Shirley Clarke, capaci di reinventare il mondo e le relazioni in una stanza, o delle cineamatrici come Carole Roussopoulos o Isabella Bruno che si appropriarono per prime di uno strumento appannaggio del padre di famiglia e lo trasformarono in un alleato politico. Grandi capolavori della storia del cinema, home movies, videoclip, serie tv, pubblicità, soap operas, video-essay, videoinstallazioni, Fassbinder e Chantal Akerman, Anna Magnani e Tilda Swinton: le relazioni presentate al convegno investono tutte le forme e le tipologie di presenze al cinema, dalle più canoniche alle più «espanse». L’idea di FAScinA è infatti quella di sviluppare collettivamente un punto di vista differente sulla produzione e sulla ricezione del cinema e degli audiovisivi partendo da quel «soggetto imprevisto», le donne, apparso in quanto tale sulla scena della Storia quasi in contemporanea con la nascita del cinematografo. Vari anche gli approcci d’analisi e le prospettive metodologiche: dai film studies alla semiotica del testo audiovisivo, dalla storia della fotografia ai performance studies, dall’analisi della recitazione alla storia delle dinamiche produttive. Le sintesi degli interventi saranno disponibili sulla rivista di studi di letteratura e visualità Arabeschi nella sezione «Smarginature».