La Commissione giustizia del Senato dà il suo ok alla proposta di Pierantonio Zanettin (Forza Italia) per invitare il governo a valutare l’introduzione dei testi psicoattitudinali per i magistrati. La proposta è stata sostenuta in blocco dalla destra con l’aggiunta di Ivan Scalfarotto di Italia Viva.

L’idea riporta indietro il dibattito ai tempi di Berlusconi e della guerra senza quartiere tra politica e toghe, e infatti i toni del dibattito sembrano gli stessi di quella stagione.

Talvolta sono gli stessi anche i protagonisti, come Maurizio Gasparri, che ha vergato di suo pugno una nota nella quale definisce questi test «indispensabili» perché «abbiamo visto inchieste talmente fantasiose e accuse così strampalate che probabilmente avrebbero reso plausibile il ricorso ad un trattamento sanitario obbligatorio per chi le ha escogitate e messe in campo». La battuta trae origine dal commento di Walter Verni del Pd, secondo cui la destra «sta pensando a un Tso per i magistrati». Non meno forte la reazione del Movimento Cinque Stelle, che evoca Licio Gelli e parla di «disegno» che mira a «scaridanare la Costituzione». Dicono in coro i senatori Anna Bilotti, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato: «La continuità ideologica e culturale di questa maggioranza con alcune tristi esperienze del passato è chiara fin dall’insediamento di questo governo. Bisogna guardare i singoli provvedimenti senza perdere di vista il disegno complessivo con cui il centrodestra sta costruendo, a tappe forzate, un sistema che mira a scardinare l’impianto costituzionale e l’equilibrio tra i poteri, a sopprimere il dissenso, quindi la democrazia, e aspira a realizzare un complessivo riassetto dei poteri, concentrandoli in un unico vertice non sottoposto ad alcun reale controllo».

Così la vicepresidente dell’Anm Alessandra Maddalena: «Dalle parti della magistratura pure si protesta con toni più o meno veementi. «Non si comprende in cosa consisterebbe esattamente questo meccanismo di verifica psicoattitudinale dei candidati in ingresso in magistratura, che peraltro, risolvendosi in una specie di screening di massa, avrebbe il solo effetto di rallentare l’iter di riempimento delle piante organiche. Credo che il miglior modo per valutare l’equilibrio di un magistrato sia quello di verificarne il lavoro concreto negli uffici giudiziari, attraverso le periodiche valutazioni di professionalità» E poi già «esistono tutti gli strumenti per valutare l’idoneità dei magistrati». Da qui l’auspicio che «non si voglia riaccendere un clima conflittuale con la magistratura» perché «la magistratura certamente non lo vuole».

Area democratica per la giustizia evidenzia inoltre un altro tema di scontro, sempre ad opera del solito Zanettin: allegare nel fascicolo del magistrato tutti i suoi provvedimenti per valutarne eventuali anomalie. «Ogni magistrato – si legge in una nota del coordinamento di Area – adotta centinaia e centinaia di provvedimenti all’anno, che vengono poi valutati nelle fasi successive del giudizio, per almeno un’altra volta. Chi ancora li deve leggere e valutare ? In quali tempi? Con quali criteri? Senza dare queste risposte si tratta di mera propaganda o peggio del tentativo di intimidire i magistrati italiani».

La palla adesso passa al governo, che dovrà decidere come intervenire. Il fronte, intanto, appare già caldissimo.