In una poesia di Paul Éluard che nel dopoguerra gli aveva annunciato Parigi nella sua ritrovata libertà, Mario Dondero aveva letto i volti che sanno riassumere tutti i nomi del mondo. Era anche il volto di Mario, dove a un sorriso irresistibile si associava sempre un guizzo di intesa, una offerta naturale di fraternità. Gli esseri umani, senza ulteriori né possibili aggettivi, gli erano complici in umanità e l’umanità è stata sul serio l’unico mestiere di chi pure oggi è giustamente celebrato come uno dei grandi fotografi del secolo, un mestiere scelto come il tramite più naturale all’innata curiosità per...