Il sindaco nazi-democratico. Eletto grazie ai voti dei consiglieri comunali di Cdu, Spd e partito liberale. All’unanimità, senza che nell’aula si levasse mezza voce contraria.

Rimbalza dal profondo Ovest della Germania il caso da “manuale del suicidio” della Socialdemocrazia, che a Berlino ha fatto balzare dalla sedia i segretari dei tre partiti.

Stefan Jagsch, numero due della Npd in Assia, dalla fine della scorsa settimana è il nuovo rappresentante istituzionale della circoscrizione di Waldsiedlung-Altenstadt, comune di 2.650 abitanti a circa 40 chilometri a Nord-Est di Francoforte.

Una carica rimasta vacante per quasi un mese, prima che il Consiglio comunale decidesse di nominare ortsvorsteher nientemeno che il vicepresidente del partito neonazista.

Errore tecnico? Impossibile: si è votato per alzata di mano. Scelta obbligata? Nemmeno per sogno: in Municipio democristiani e socialdemocratici occupano il 68,2% dei seggi e Fdp pesa per il 17,4%. Una maggioranza più che sufficiente per isolare l’unico consigliere della Npd.

Invece «a Waldsiedlung si lavora per il bene dei cittadini, non certo per i partiti» è la spiegazione di Norbert Szielasko, 71 anni, consigliere della Cdu, per niente pentito dell’elezione del borgomastro neonazi: «Si è sempre impegnato a fianco dei cittadini del distretto, partecipando in prima persona anche alle raccolte dei rifiuti» dichiara il decano cristiano-democratico.

Mentre gli si fa inutilmente notare che il nome di Jagsch è apparso più volte negli ultimi anni nel rapporto dell’Ufficio per la protezione della Costituzione dell’Assia, il controspionaggio federale.

Come lui, anche ai consiglieri di Spd e Fdp importa meno di zero. «Possiamo solo dire che Jagsch ha sempre lavorato molto bene con tutti noi in Consiglio comunale» tagliano corto gli entusiasti elettori.

Di qui lo stupore e l’imbarazzo, prima ancora della rabbia, esplosi nel quartiere generale della segretaria Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer, alla “Willy Brandt Haus” guidata dai tre commissari del partito socialdemocratico, quanto nei corridoi dell’ufficio centrale dei liberali. Perché Jagsch, oltretutto, come prima parola del suo discorso d’insediamento ha anteposto il termine «Kameraden» a «cittadini».

Dettagli secondari a Waldsiedlung dove nessuno sembra avere tempo neppure per una rapidissima occhiata al video su Youtube intitolato: Marcia nazista a Friedberg. Nel gruppo si distingue il neosindaco, allora nelle vesti di vicepresidente della Npd di Wetterau. Insieme a lui si riconosce anche Jörg Krebs, all’epoca capo nazionale del partito neonazista.

Sulla stampa locale gli altri dettagli del ruolo centrale di Jagsch nel panorama locale dell’ultradestra: fino a tre anni fa era consigliere comunale vicino a Francoforte, politicamente è legato a doppio filo con l’ex presidente della Npd, Udo Voigt.

Sulla Franfurter Allgemeine Zeitung, invece, la domanda sulla bocca di tutti i tedeschi: «Come è potuto accadere che Cdu, Spd e Fdp abbiano eletto il dirigente di un partito che – come ha scritto la Corte costituzionale di Karlsruhe – ha per obiettivo la sostituzione dell’ordine democratico esistente con uno stato autoritario incardinato sulla comunità etnica?».

È la definizione corrente del nazismo propagandato fino a oggi da Jagsch, la cui «lealtà alla Legge Fondamentale rimane dubbia» non solo per l’informazione. Il borgomastro nazi-democratico non ha mai smesso di chiamarla come ai tempi del Terzo Reich. «Nonostante ora tutti mi sbavino dietro, la “stampa-bugiarda” rimane la “stampa bugiarda”» scandisce via Facebook.