Sono passati appena cinque giorni da quando le destre hanno vinto le elezioni e per la seconda volta la Chiesa lancia messaggi al futuro governo. Dopo la nota con cui il presidente della Cei Matteo Zuppi ha reso note le preoccupazioni della Chiesa per possibili derive sovraniste, ieri è stato il cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale a intervenire su un tema caro al Vaticano come l’immigrazione. «Se qualcuno è in difficoltà in mezzo al mare è moralmente e umanamente un obbligo aiutare e non rendere le cose più difficili».

Parole chiare, che evidenziano la diffidenza della Santa sede verso alcune parole d’ordine più volte sbandierate dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, come la volontà di dare vita a un blocco navale per fermare in mare i barconi carichi di migranti. «La Chiesa in Italia ha fatto molto per accompagnare i migranti e i rifugiati, con iniziative molto importanti anche nel Mediterraneo», ha ricordato il cardinale gesuita ricordando che quello a migrare è «un diritto che c’è da millenni» e che non può dunque essere cancellato.

Il Papa, incontrando i partecipanti ad un incontro sulle migrazioni organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana, ieri ha ribadito che le diversità che portano i migranti nelle società in cui sono accolti sono «una ricchezza» e il loro contributo ha «un potenziale enorme». «Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono. Ma questo contributo potrebbe essere assai più grande se valorizzato e sostenuto attraverso programmi mirati», ha sottolineato il Pontefice per il quale allo stesso tempo occorre fare di più per rimuovere le cause, dalla guerra ai cambiamenti climatici, perché c’è anche «un diritto a non dovere emigrare».