L’intervista a Giuliano Pisapia apparsa su La Stampa il 3 giugno, è illuminante nel rivelare sia i punti di forza sia i punti di debolezza della proposta politica di Campo Progressista.

Partiamo dai punti di forza.

Primo: Pisapia non è un politico di professione ma un politico per passione, mai compromesso in tristi giochi elettoralistici. Dopo essere stato parlamentare indipendente per Rifondazione Comunista, si è candidato alle primarie di coalizione per il governo della città di Milano e le ha vinte, contro lo stato maggiore del Pd locale.

Dopo un’esperienza di governo municipale forse non così esaltante come ci si aspettava, ma comunque in netta discontinuità con le amministrazioni precedenti di Albertini e Moratti, ha scelto di non ricandidarsi, con una decisione irrituale per la politica italiana. Si è poi messo a disposizione della sinistra del centro-sinistra per cercare di costruire un sinistra-centro – come ama dire, credendo genuinamente alla possibilità di ritornare ad un sinistra-centro ‘ulivista’.

Secondo: sa essere un ottimo mediatore. I cinque anni di governo della città di Milano hanno mostrato le sue capacità di mediazione e di governo, qualità imprescindibili per un politico che aspiri ad essere coordinatore (non leader, termine che comprensibilmente non apprezza) della sinistra.

E in questo momento, stante la probabile soglia di sbarramento della nuova legge elettorale, le sue capacità di mediazione possono rivelarsi molto preziose: solo con il contributo di tutti si può costruire un futuro per un soggetto a sinistra del Pd che non voglia fare pura testimonianza. Terzo: il suo ancoraggio a sinistra è indiscutibile, come dimostrano le parole chiave (giustizia sociale e lotta contro le disuguaglianze) emerse dall’intervista citata. Inoltre, la sua presenza aiuta anche la sinistra Pd a combattere battaglie interne che altrimenti avrebbe meno forza per combattere.

Tuttavia, vi sono alcune questioni aperte che rischiano di minare fin dalle fondamenta la sua proposta politica. Primo: finora, nelle apparizioni pubbliche di Pisapia ha prevalso una dimensione ‘politichese’ e non politica in senso stretto. In altri termini, in troppe occasioni si è parlato di alleanze e non di contenuti. Soprattutto se si dovesse andare al voto anticipato, un’articolazione di contenuti da offrire con chiarezza ai cittadini si rivela indispensabile. Il lancio delle Officine quali luoghi di riflessione e proposta politica è un’ottima iniziativa che va nella direzione giusta; tuttavia, i tempi della politica corrono, troppo veloci per aspettare gli esiti dei lavori delle Officine.

La seconda è una questione classica per la nascita di un nuovo soggetto politico: l’organizzazione.

Pisapia, a differenza di MdP, non può contare su una struttura di supporto rodata, e sta lavorando al suo progetto con pochi volontari e quella porzione del ceto politico esistente disponibile a seguirlo.

Sarà molto importante capire come Pisapia intenderà muoversi nelle prossime settimane. Il nostro auspicio è che decida senza indugi di essere parte integrante di un processo inclusivo e trasparente di costruzione di una ‘casa comune’ della sinistra, aperto alle altre forze quali MdP, Sinistra Italiana e Possibile.

Tale percorso deve essere aperto anche ai molti cittadini attivi che, nei diversi contesti locali, non hanno trovato casa nei partiti esistenti.

Per questo auspichiamo che le forze della sinistra preparino, da un lato, un manifesto con chiari obiettivi da perseguire e, dall’altro lato, una organizzazione sul territorio, aperta, senza fossati fra partiti, movimenti e associazioni.

È una fase storica molto delicata che richiede di essere generosi e lucidi. Ed è quindi tempo di risolvere in fretta le questioni aperte: solo così si riuscirà a dare finalmente avvio ad una nuova e ambiziosa stagione politica, con una chiara prospettiva progressista, che possa catalizzare non solo passioni politiche bensì anche elettori, competenze e quella sinistra Pd che non vuole morire renziana.