Un «angelo necessario» è passato da queste parti
Domenica sera appena saputo che Mario ci aveva lasciato – ma Mario può mai lasciare questo mondo da lui amatissimo, dove riusciva incredibilmente a estrarre con la sua ineguagliabile arte, […]
Domenica sera appena saputo che Mario ci aveva lasciato – ma Mario può mai lasciare questo mondo da lui amatissimo, dove riusciva incredibilmente a estrarre con la sua ineguagliabile arte, […]
Domenica sera appena saputo che Mario ci aveva lasciato – ma Mario può mai lasciare questo mondo da lui amatissimo, dove riusciva incredibilmente a estrarre con la sua ineguagliabile arte, quello che di umano c’è in ogni essere, nascosto solo per atrofia del vivere – Michele Margiassi correggeva un mio stato dell’animo che definiva questo mondo impensabile senza la presenza di Mario Dondero. Siamo tutti più soli, dicevo, sapendo che non lo incontreremo più.
Margiassi invece con una piccola modifica mi sorprese beneficamente, dicendo che questo mondo non è più un mondo senza Mario Dondero, da quando lui è passato da qui.
Ecco allora farsi avanti, nitida, sconfiggendo il dolore e lo sconforto, l’immagine che io ho di Mario; sulla soglia, di un giornale ma anche di molti altre luoghi… inaspettato proprio come piaceva a lui e dire «Sono uno come voi, e ciò che sono e so / per me come per voi è la stessa cosa». Queste parole tratte dall’«Angelo necessario» di Wallace Stevens, calzano perfettamente per tutta l’opera di Mario Dondero, fotografica e non…
Perché per Mario, con scarpe vissute, tasche bucate, bisaccia in spalla e sinapsi linguistica affettuosa e gagliarda – non amava tagliare i traguardi prima degli altri e non amava i vincitori – solo la poesia assieme alle cose della vita sono sempre lì pronte a sorprenderci, facendoci capire che un dettaglio, un gesto, fermato con uno scatto fotografico, o anche “ascoltato”, improvvisamente può cambiarci la vita.
Un uomo, un grande amico, un cantore dell’esistenza, che per tutta la sua vita ha posseduto consapevolmente questo elemento costante, ci offre uno spettacolo tanto terrificante quanto necessario. Un procedere il suo a prima vista quasi enigmatico, di cui praticamente non è ancora stata esplorata la natura. Una capacità dell’umano, che ci è stata sicuramente sottratta, rubata e in via di sparizione, ma che appunto per questo sentiamo il dovere di proteggere e conservare, perché non c’è altra maniera di accedere davvero all’altro da noi.
Mario rende reale la possibilità della creazione di un mondo più giusto, giustificandolo col suo discernimento, con la sua resistenza, con la sua insistenza, con la sua pazienza.
Mario è sempre e tutto al presente. Certo non può essere che così, dopo che è passato da queste parti.
L’ultimo saluto a Mario Dondero oggi, alle 14,30, nella Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori, a Fermo
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