Sovversiva o conservatrice, ironica o sdolcinata, icona gay anti-Trump o simbolo di tradizione: Julie Andrews è ed è stata tutto questo nella sua brillante carriera di cantante, attrice e scrittrice iniziata nella Gran Bretagna degli anni Quaranta quando, ancora bambina, si esibiva nei music-hall arrampicata su una cassa di birra. Dame Andrews è giunta a Venezia per ricevere il Leone d’oro alla carriera e quando ha fatto il suo ingresso in Sala Grande vestendo un radioso smoking celeste, ad attenderla c’era un pubblico emozionato che l’ha applaudita a lungo.

L’ATTRICE è stata accolta sul palco da Alberto Barbera che ha voluto ricordare come abbia saputo: «Evitare il rischio di rimanere imprigionata nel ruolo di icona del cinema per famiglie, scegliendo di cimentarsi in ruoli di volta in volta drammatici, apertamente provocatori o intrisi di graffiante ironia» come è il caso di: «Tempo di guerra, tempo d’amore di Arthur Hiller, e dei numerosi film diretti dal marito Blake Edwards con il quale diede vita a un sodalizio tra i più profondi e duraturi, stupendo esempio di fedeltà umana e professionale». Emozionato è apparso anche il regista Luca Guadagnino che ha pronunciato una laudatio rievocando alcune tappe della vita artistica della star, dall’esordio a ventisette anni con Mary Poppins (1964) – scelta da Walt Disney in persona – a Così è la vita (1986) passando per Tutti insieme appassionatamente (1965) e Victor Victoria (1982), proiettato al termine della cerimonia. Il film, remake di una pellicola tedesca del 1933, è ancora oggi un punto di riferimento per l’immaginario queer, poiché mette in scena un gioco di equivoci e dissimulazioni basati sul genere come performance. Si tratta della storia di un’attrice che per lavorare si finge un uomo gay il quale a sua volta si esibisce en travesti. Andrews interpreta il ruolo riuscendo a rendere con il viso e con il corpo tutte le sfumature di un personaggio audace e ambiguo, la cui capacità di sedurre non esclude una certa vulnerabilità.

IL SODALIZIO artistico tra Andrews e Edwards ebbe inizio nel 1970 con Operazione Crêpes Suzette, quando lei aveva già lavorato con registi del calibro di Robert Wise e Alfred Hitchcock che l’aveva diretta ne Il sipario strappato, accanto a Paul Newman. La commedia, pensata come una riflessione sul dissidio tra immagine pubblica e vita privata di un’artista, risentì dei limiti imposti dai produttori ansiosi di ripetere il successo di Tutti insieme appassionatamente. La tormentata lavorazione del film e il suo fallimento al botteghino diventarono il tema di S.O.B. (1981) in cui Andrews interpreta con disinvoltura il ruolo di un’attrice coinvolta in un film licenzioso diretto e prodotto dal marito. Come sottolineato nella sua laudatio: «Quella che poteva essere una situazione oppressiva, viene rovesciata dal personaggio di Andrews in una provocazione e in un atto di presa di potere sul proprio corpo».

DOPO aver ricevuto il premio, Andrews si è complimentata con Guadagnino per la sua competenza e lo ha ricambiato dicendogli: «Anch’io sono una tua fan». Poi ha ringraziato Venezia: «Guardando alla selezione di quest’anno – ha detto – mi rendo conto ancora una volta di che grande potere abbia il cinema di unire le persone». Ha inoltre rivolto un augurio ai giovani cineasti: «Chiedo loro di rimanere fedeli ai loro sogni e alla loro visione, le gratificazioni saranno incomparabili. E ringrazio i pubblici di tutto il mondo che con la loro passione per il cinema e il loro supporto tengono accesa la luce sullo schermo». Un’ospite impeccabile.