La riedizione del governo «rosso-rosso-verde» guidato dal primo ministro della Linke, la nuova «alleanza civica» immaginata dallo Spitzenkandidat democristiano, oppure l’inquietante «democrazia diretta» in chiave fascio-populista cara al leader dell’ala destra di Afd. Tre modelli diametralmente opposti, inconciliabili sotto il profilo politico e alternativi dal punto di vista dell’aritmetica elettorale.

In questa cornice, urne aperte domenica prossima in Turingia per il rinnovo del Parlamento locale, con la Sinistra in testa negli ultimi sondaggi (27-29%) seguita dalla Cdu (24-26%) e da Alternative für Deutschland che si attesta più o meno a quota 20-24%. Dietro, la Spd in caduta libera (9%: il minimo storico) e i Verdi (8%) pronti a replicare in piccolo il boom di consensi anche nel Land più “sperduto” della ex Ddr.

«La coalizione Linke, Spd e Verdi non è per niente un’esperienza esaurita» scandisce il governatore Bodo Ramelow, 63 anni, dal 2014 presidente del Landtag con sede a Erfurt e primo capo di Stato “comunista” dai tempi della riunificazione.

Nato e cresciuto in Bassa Sassonia (all’epoca Germania-Ovest), Ramelow si è trasferito in Turingia subito dopo la caduta del Muro, militando prima nelle file della Pds e poi della neonata Linke. È l’artefice della “Sinistra di governo” che oggi è realtà anche a Berlino ma allora pareva inimmaginabile. Perfino per il controspionaggio che per anni ha indagato i suoi contatti politici con la Dkp (il partito comunista) negli anni Ottanta.

Conti alla mano, secondo le proiezioni, per mantenere la maggioranza in Parlamento all’alleanza rosso-rosso-verde mancano “appena” 5 seggi: più che sufficienti, però, a far tremare i polsi del governatore, che alla vigilia del voto non smette di spolmonarsi a favore di tutti e tre i partiti della sua coalizione.

Motivo? La prevista crescita degli ambientalisti (+2,3%) sulla carta non basterà a colmare l’emorragia dei socialisti (-3,2%) mentre rimane insoluta l’incognita dei liberali sempre e comunque al limite della quota di sbarramento del 5%. Naturalmente, resta da capire anche se la Linke dopo un lustro di governo lascerà per strada, davvero, solo l’1,2% dei voti conquistati nel 2014.

Più sicuro è il “botto” elettorale di Afd che a Erfurt mostra la sua faccia più nera. Il leader in Turingia è Björn Höcke, capo di “Der Flugel” (la corrente di ultra-destra del partito) noto per le posizioni negazioniste dell’Olocausto e apertamente razziste nei confronti degli immigrati. Durante la campagna elettorale ha chiesto soprattutto «offerte per la “Svolta 2.0”» (la prima fu la fine della Ddr) in cambio della promessa a fermare l’integrazione degli stranieri.

«In democrazia il popolo (tedesco) è sovrano e decide dei suoi affari. Per questo ci battiamo contro l’introduzione in Turingia della “richiesta di residenza” degli immigrati in sostituzione della “domanda di cittadinanza”; perché dà diritto a tutti – indipendentemente dalla nazionalità e compresi i richiedenti-asilo – a partecipare alla vita della comunità locale» riassume Höcke. Molto amato tra i suoi pretoriani, molto meno dai turingiani: in un’ipotetica elezione diretta lo voterebbero solo nella misura del 10%. Vuol dire quaranta punti dietro al governatore della Linke, forte del placet di circa metà degli abitanti del Land, ma anche parecchie lunghezze dietro il candidato cristiano-democratico, Mike Mohring, 47 anni, che sogna di «sostituire la giunta rosso-rosso-verde con un’inedita alleanza civica».

Da sola, tuttavia, la Cdu non va da nessuna parte. E appare quasi impossibile resuscitare la Grande colazione con la Spd precedente al primo governo Ramenow o – peggio – immaginare un’alleanza con i deputati di Afd. Secondo Mohring «cinque anni di sinistra rappresentano un’occasione persa per la Turingia, a partire dalla mancanza di insegnanti». Il contrario di Höcke, consapevole che non diventerà mai primo ministro ma pronto a cogliere l’occasione per scalare il proprio partito.