Sono 21 le donne uccise in Turchia dall’11 marzo, inizio del lockdown imposto dalle autorità per limitare i contagi da coronavirus. Più di una al giorno. Di queste, 14 sono state uccise a casa, tra le mura domestiche. Il bilancio sale a 29 in tutto il mese di marzo.

I numeri, allarmanti, sono stati resi noti ieri dalla piattaforma We Will Stop Women’s Murder, formata da gruppi femministi e associazioni per i diritti delle donne: restare a casa per molte significa violenza. E morte. Tra le vittime c’è Hatice Kurt, 46 anni, uccisa a colpi di pistola dall’ex marito. E Dilek Kaya, uccisa dal fidanzato, un militare.

«Siamo preoccupate – ha detto in tv Tulin Oygur, presidente della Republican Women’s Association – La chiusura causerà maggiori violenze contro le donne, ma anche contro i bambini». Per questo chiede al governo di non fermare l’attività dei tribunali quando si tratta di denunce di violenze di genere, bloccate lo scorso 13 marzo a causa del Covid-19.

Se appena il mese scorso il ministero dell’interno si felicitava per una diminuzione del 32% dei femminicidi a gennaio e febbraio 2020, la battaglia delle donne prosegue: in un paese in cui il presidente (Erdogan) invita le donne a stare a casa a fare figli, nel 2018 sono state uccise 440 donne, 477 nel 2019, il doppio del 2012. 1.760 i femminicidi dal 2014 al 2018.