Dopo il voto favorevole in Iowa, Trump ha vinto anche in New Hampshire, unico stato in cui avrebbe potuto avere delle difficoltà, ma alla fine ha convinto il 54.4% degli elettori dello stato del New England, che hanno preferito il pluriaccusato ex presidente alla ex governatrice del South Carolina, ed ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley che si era presentata come la candidata antidoto al caos. Una vittoria che si respirava già dal precedente voto in Iowa: la notte elettorale in New Hampshire è stata una delle meno intense della storia Usa.
Nonostante questo successo ottenuto senza particolari sforzi, Trump non sembra soddisfatto, anzi perfino infastidito dalla decisione di Haley di restare nella corsa presidenziale: «Volevo congratularmi con Donald Trump per la sua vittoria, se l’è guadagnata e ne voglio dare atto. Ma questa corsa è lungi dall’essere finita – ha detto Haley – Ci sono dozzine di stati rimasti da visitare, e il prossimo è il mio dolce stato della Carolina del Sud. Io sono una combattente».

IL PROBLEMA è che nella sua Sweet Carolina al momento lei è indietro di 40 punti, e prima di quello stato ci sarà, l’8 febbraio, il voto in Nevada, dove Haley non si presenta nemmeno, tanto è sicura di non vincere. «Nikki Haley dovrebbe abbandonare la corsa, altrimenti continueremo a sprecare soldi, invece di spenderli per la campagna contro Biden, che è il nostro obiettivo – ha detto Trump – Se vincesse la nomination sarebbe indagata entro 15 minuti per delle cosette di cui non vuole parlare». Così ha concluso il tycoon, lanciando delle (poco) velate minacce e non meglio precisate accuse, nonostante sia quanto meno singolare che un candidato su cui pendono 4 processi e 91 capi di accusa penale, e che ha trascorso gran parte della scorsa settimana in tribunale per un caso di diffamazione, continui ad insinuare, senza mai entrare nei dettagli, che la sua avversaria abbia scheletri nell’armadio di cui solo lui è a conoscenza.

La notte evidentemente non gli ho portato più serenità, visto che come prima cosa, la mattina dopo la vittoria in New Hampshire, su Truth Social ha scritto: «Qualcuno potrebbe spiegare a Nikki Haley che ha perso, e ha perso molto gravemente. Ha perso anche l’Iowa, ALLA GRANDE, la scorsa settimana». In questo attacco Trump si appoggia al senatore della Carolina del Sud Tim Scott, ex candidato alla nomina repubblicana ed ora sodale del tycoon a cui ha dato il proprio endorsement invece che ad Haley, che lo aveva nominato al seggio del Senato che ricopre attualmente.

COLPIRE HALEY di fronte a un collega della Carolina del Sud, soprattutto uno che ha una lunga storia politica con lei, èla strategia di Trump per indebolirla prima delle primarie del 24 febbraio. Si tratta di una strategia che l’ex presidente ha adottato anche lo scorso fine settimana quando ha invitato il governatore della Carolina del Sud Henry McMaster e altri importanti sostenitori locali del Gop a un comizio nel New Hampshire, nel tentativo di dipingere Haley come una candidata poco attraente anche per coloro che la conoscono meglio.

Tutte le speranze della sfidante risiedono ora nel suo stato d’origine, dove i sondaggi la danno ancora perdente. Al 24 gennaio, in South Carolina Trump mantiene un ampio vantaggio nella media dei sondaggi che attualmente lo vedono al 62,2%, mentre Haley non supera il 25%. Con questi numeri l’ex presidente vorrebbe che la corsa alla nomina repubblicana venisse dichiarata chiusa, in modo da poter rivolgere tutta la sua attenzione su Joe Biden, che a sua volta ha vinto il voto simbolico del New Hampshire.

PER I DEM la vera corsa alla nomina comincerà il 3 febbraio, proprio in Carolina del Sud, in quanto il Comitato nazionale democratico (Dnc) e lo stesso Biden hanno deciso che quello stati rappresenta meglio l’elettorato del partito rispetto al bianchissimo New Hampshire. Che ha comunque voluto mantenere lo status di primo stato al voto a livello nazionale, per cui i democratici hanno optato per una campagna di partecipazione che ha dato a Biden la vittoria con il 52% dei voti dem, ma nessun delegato.
Il deputato del Minnesota Dean Phillips, che sta sfidando Joe Biden per la nomina democratica, uscito simbolicamente sconfitto, ha comunque detto alla Cnn che per lui «questo è solo l’inizio».