Dopo la firma del decreto immigrazione, il presidente Trump ha telefonato a re Salman. L’Arabia Saudita non è tra i paesi colpiti dal decreto, sebbene – sottolinea la stampa mondiale – fossero quasi tutti sauditi i terroristi dell’11 settembre e nonostante i generosi finanziamenti garantiti ai gruppi jihadisti.

Ma con Riyadh il rapporto è speciale anche sul piano personale: solo nel 2015 Trump ha registrato almeno otto compagnie in Arabia Saudita, sotto i nomi di THC Jeddah Hotel e DT Jeddah Technical Services.

Al telefono i due hanno ribadito l’intenzione di contenere il nemico comune iraniano nella regione, con re Salman che dava la sua approvazione alla proposta del neo-presidente di creare “zone sicure” in Siria per gli sfollati, con l’idea di trasformarle in enclavi sunnite di opposizione in chiave anti-Assad e anti-Iran.

Ma a cementare l’amicizia tra i due sono stati i primi raid aerei dell’era Trump, sganciati sullo Yemen massacrato dai Saud. Domenica i bombardamenti Usa hanno ucciso almeno 10 civili, sebbene l’esercito riporti solo della morte di 14 membri di al Qaeda nella Penisola Arabica.

Confermata anche la morte di un soldato Usa e il ferimento di altri sei, in un’operazione definita di «raccolta informazioni».