In Michigan i repubblicani hanno cercato di bloccare ingiustificatamente la certificazione del voto nella contea più grande dello Stato, quella di Wayne, in cui si trova Detroit e che è a maggioranza democratica. È stato definito l’attacco più diretto al sistema democratico statunitense. Dopo una pioggia di polemiche, il consiglio ha deciso di procedere con l’autenticazione.

La svolta inaspettata è arrivata dopo che i quattro membri del Wayne County Board of Canvassers, due democratici e due repubblicani, avevano raggiunto un punto morto il giorno della scadenza per certificare il voto. Per uscire dall’impasse i democratici hanno accolto la richiesta del Gop di fare effettuare dal segretario di Stato locale un controllo completo dei conteggi dei voti.

Poca cosa, utile più che altro a salvare la faccia visto che il blocco iniziale aveva fatto esultare Donald Trump, che su Twitter aveva definito il blocco «una cosa bellissima».

Difficilmente The Donald potrà aver preso bene la giravolta dei suoi, ma l’inversione di rotta in Michigan non è l’unico grattacapo elettorale per Trump, la cui campagna ha già affrontato una serie di fallimenti nel tormentato tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni attraverso i tribunali.

L’ultima sconfitta è arrivata dalla Corte suprema della Pennsylvania, che ha respinto l’istanza secondo cui gli osservatori del Gop non avrebbero avuto accesso sufficiente al conteggio dei voti. Questa ennesima sentenza ha sottolineato come le affermazioni del tycoon riguardo delle irregolarità di voto non fanno altro che arenarsi davanti ai giudici.

Sembra completamente irrilevante per Trump, che continua imperterrito a intentare cause perse in partenza, l’ultima riguarda la petizione per un riconteggio in due contee del Wisconsin, Milwaukee e Dane dove la campagna Trump ha dichiarato di aver trasferito tre milioni di dollari per coprire il costo stimato dei riconteggi, un importo che, sebbene grande, è significativamente inferiore agli otto milioni che servirebbero per condurre un riconteggio dei voti in tutto lo Stato.

La volontà coriacea di Trump nel non voler concedere si esprime non solo nell’intentare cause, ma anche nell’inanellare licenziamenti. L’ultimo, per ora, è quello di Christopher Krebs, alto funzionario del Dipartimento per la Sicurezza interna che ha guidato gli sforzi del governo federale per proteggere le elezioni e che è stato sollevato dall’incarico dopo avere confutato le affermazioni di Trump su le elezioni truccate.

L’agenzia di Krebs, la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, creata sotto la sua amministrazione per contrastare i tentativi di intromissione nel processo elettorale, ha affermato pubblicamente che «le elezioni del 3 novembre sono state le più sicure nella storia americana».

La reazione di Trump è stata immediata, con un tweet: «Le dichiarazioni di Chris Krebs sono molto imprecise: ci sono state massicce irregolarità e frodi, tra cui il voto dei morti. Pertanto, con effetto immediato, Chris Krebs è stato licenziato».