Non è più il momento d’oro della campagna presidenziale di Trump che, forse a causa dei ripetuti scivoloni nei sondaggi, ha licenziato il manager della sua campagna, l’intoccabile – fino ad ora – Corey Lewandowsky- Licenziato in tronco, come nel reality di cui Trump era protagonista prima di voler fare il presidente degli Stati uniti. Il 42enne Lewandowsky è un personaggio controverso: detestato dalla maggior parte dei giornalisti per i modi arroganti ed aggressivi, inviso da molti membri dello staff, tanto che Michael Caputo, uno dei portavoce, ha twittato così la notizia: «la strega è morta».

Lewandowsky è stato liquidato con l’equivalente politico di un post it. «La campagna per la presidenza di Donald J. Trump, che ha messo a segno record storici nelle primarie repubblicane con 14 milioni di voti, annuncia oggi che Corey Lewandowsky non lavorerà più per la campagna. È grata a Corey per il suo duro lavoro e per la dedizione dimostrata e gli porge i migliori auguri per il futuro».

Eppure l’ex manager della campagna era qualcosa a metà tra lo stratega e il cane da guardia, pronto ad azzannare chiunque si avvicinasse troppo al padrone, che fossero giornalisti insistenti nel porre le domande o colleghi non abbastanza reverenziali, ma gli errori inanellati da Trump negli ultimi giorni sono stati davvero troppo grossolani e a Trump ora non serve tanto un protettore ma qualcuno che gli eviti, ad esempio, di fare dichiarazioni sempre più razziste. In meno di due settimane Trump è stato protagonista di critiche razziste verso il giudice di origine ispanica che presiede al caso per truffa contro la sua defunta Trump University; insinuazioni su Obama come simpatizzante dell’estremismo islamico; un endorsement di Putin i cui rapporti di affari con Trump, passati attraverso fondi per i concorsi di bellezza e per una Trump Tower moscovita, sono stati recentemente resi pubblici dal Washington Post.

Con l’avvicinarsi della Convention nazionale repubblicana, dal 18 al 21 luglio a Cleveland, la campagna si sta ora concentrando per rimettere insieme il partito, e questo passa anche per l’assunzione di nuovi membri del personale, in grado di fare una campagna non di rottura ma di stabilità. Un altro dei cambiamenti registrati è stata la dichiarazione di voler chiedere alla Nra, la National Rifle Association che gli ha dato l’endorsement, di vietare la vendita di armi semi automatiche come le AR15 usate in quasi tutti i mass shooting, incluso quello di Orlando. Questo avviene in un periodo in cui, nuovamente, una gran parte della popolazione americana sta chiedendo di operare un minimo di controllo sulla vendita delle armi.

Sotto pressione dei democratici, i repubblicani al senato hanno acconsentito a discutere una serie di votazioni sulla limitazione delle vendite. Proposte probabilmente non passeranno. Diversi repubblicani moderati stanno lavorando ad un compromesso, ma è una lotta in salita a causa della minaccia di opposizione da parte della Nra, durante un anno elettorale. «Dopo ogni mass shooting sembra che il momento sia arrivato per passare dal cordoglio all’azione; questa volta, vi prego, aiutateci a farla finita», ha detto ai repubblicani del senato il vice presidente Biden, in un messaggio che resterà probabilmente inascoltato.