Economia

«Trovata l’intesa», ma Bruxelles vuole l’ultima parola

«Trovata l’intesa», ma Bruxelles vuole l’ultima parolaGiuseppe Conte, Jean-Claude Juncker e Giovanni Tria a Bruxelles – LaPresse

Manovra L’annuncio arriva dal ministero dell’Economia, Conte invita alla prudenza. Oggi la Commissione dirà se è pace o tregua

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 19 dicembre 2018

«L’accordo con l’Europa c’è», l’annuncio arriva dal ministero dell’Economia al termine di una giornata tesissima. Pochi minuti e da via XX settembre parte una precisazione: «L’accordo è ancora informale. Sarà formalizzato solo nella riunione della commissione europea». Sarà dunque la commissione, convocata per questa mattina alle 9, a certificare se quella tra Roma e Bruxelles è pace o tregua, accordo pieno o condizionato.

QUASI NELLO STESSO momento si concludeva un braccio di ferro proseguito per ore al Senato, con la commissione Bilancio sconvocata e riconvocata a ripetizione, con le opposizioni che denunciavano l’esproprio totale del Parlamento anche solo della possibilità di esaminare la manovra, con il capogruppo del Pd Marcucci che annunciava una bizzarra «occupazione per due ore dell’aula» ove non fosse garantita un’informativa del premier. Nella riunione dei capigruppo, riconvocata per la seconda volta dopo due ore di seduta a vuoto nel primo giro, il governo ha accolto la richiesta: Conte sarà a palazzo Madama alle 12 per illustrare i contenuti dell’accordo. Poche ore prima lo stesso Conte si era aggiunto alla giostra di rinvii sconvocando e rimandando a «dopo l’approvazione della manovra» la tradizionale conferenza stampa di fine anno, già fissata per il 21 dicembre.

L’INTESA RESTA ANCORA ipotetica. A suggerire prudenza, dopo l’esposizione forse esagerata del Mef, è proprio palazzo Chigi, con una nota informale. Al momento, infatti, c’è solo un accordo verbale con i due commissari che hanno gestito la trattativa da Bruxelles, Dombrovskis e Moscovici. Manca ancora il semaforo verde definitivo della commissione e in un momento tanto delicato «la riservatezza è essenziale». La presidenza del consiglio non va oltre la «ragionevole previsione» che il giudizio sulla proposta italiana sarà «positivo per l’Italia». Ma prima di stappare lo champagne e soprattutto prima di consegnare alla commissione Bilancio del Senato il maxiemendamento che riscriverà la legge di bilancio «occorre attendere».

Se tutto andrà per il verso giusto, il testo arriverà nel pomeriggio alla commissione, bersagliata ieri con emendamenti secondari presentati solo per mascherare lo stallo. Il tempo per discutere e subemendare sarà comunque pochissimo. L’approdo della manovra in aula, per ora, è fissato per domani alle 17. Non è escluso uno slittamento che non potrà però andare oltre sabato, dato che la legge dovrà poi tornare alla Camera.

QUALCHE ORA PRIMA la portavoce della commissione europea aveva annunciato che nella riunione di oggi Moscovici e Dombrovskis avrebbero fatto il punto sulla trattativa con Roma, anche se l’argomento non era stato messo in agenda dai capi di gabinetto. Un passo che indicava comunque come la possibilità del rinvio della decisione sulla procedura a gennaio e forse oltre, ipotesi che aveva tenuto banco a Bruxelles nei giorni scorsi, avesse perso qualche posizione. Del resto la stessa precipitosa convocazione di Tria a palazzo Chigi lunedì sera dimostrava che alcuni nodi dovessero essere sciolti subito. Quali e come siano stati risolti però lo si saprà solo oggi. «Il contenuto della trattativa non può essere svelato», ha ammesso con impareggiabile candore il ministro Fraccaro, intervenendo di fronte ai senatori in rivolta.

ALCUNI CONTENZIOSI sembrano comunque chiari. La commissione chiede che le clausole di garanzia, in sostanza l’aumento dell’Iva, sia esteso a tutto il prossimo triennio e non solo al 2019, anche se in questo modo si tratterebbe di un aumento estremamente elevato. Bruxelles insiste poi per rivedere le previsioni di crescita, dall’1,5 all’1%, scelta che comporterebbe una revisione ulteriore della proposta italiana. Campeggiava, almeno fino a ieri, il nodo del deficit strutturale, vero punto dolente della manovra anche nella sua ultima versione.

Solo oggi si saprà se e come questi punti in sospeso siano stati sciolti. A insistere per accelerare è stato il governo italiano, convinto di non poter reggere oltre la situazione paradossale creatasi in Parlamento. L’accordo raggiunto, chiarisce il Mef, «è tecnico». Il vaglio politico e decisivo spetterà oggi ai commissari.

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