Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che sfida la maggioranza a sfiduciarlo, ma «io non firmo la valutazione di impatto ambientale» per le trivellazioni. Il decreto semplificazioni bloccato in commissione dal braccio di ferro tra 5 Stelle e Lega proprio sulle trivelle. E infine, nella notte, in un vertice con il premier Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini che interviene solo per telefono, l’accordo sull’emendamento gialloverde approvato poi nella giornata di ieri.

Salvini veste i panni di quello che ha dovuto cedere, ma «adesso cominceremo a imporre un po’ di sì, garantito. L’unico no è agli sbarchi», non evita di aggiungere. E il ministro Costa ribatte: «Provano a dire che siamo quelli del No. E invece siamo quelli del Sì: sì alle rinnovabili, sì alla green economy, sì alla tutela del territorio e del mare. Come ambientalista e da uomo dello Stato voglio e devo tutelare il Paese. Dare nuove autorizzazioni a trivellare oggi è il contrario della tutela ambientale. Non solo: è una scelta economica miope». Ma insomma, che ne pensa Costa dell’emendamento? «Io sono uomo semplice, step by step. L’importante è che abbiamo iniziato un percorso con lo stile rigoroso di tutelare l’ambiente, la moratoria è già un bel passaggio», risponde ai giornalisti il ministro uscendo da palazzo Chigi.

Il senatore leghista Paolo Arrigoni invece sottolinea: «Grazie all’intervento della Lega sono salve le trivellazioni in corso, sia a terra che oltre le 12 miglia dalla costa. Se è vero che si sospendono le nuove ricerche, continuano le coltivazioni di idrocarburi e soprattutto di gas di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno ora e avrà ancora in futuro. E nell’accordo raggiunto, «non vengono sospesi nemmeno gli iter autorizzativi di rilascio di nuove concessioni di estrazione e abbiamo contenuto gli spropositati aumenti dei canoni», che saranno del 25% (i 5S chiedevano il 35%).