Un’imbarazzante istantanea. Una strana «bicicletta». I conti in rosso. Nel capoluogo della Marca (meno di 84 mila residenti con un reddito medio superiore ai 19 mila euro) le urne nascondono tre spettri.

Il sindaco del Pd Giovanni Manildo con tanto di fascia tricolore ha abbracciato Matteo Salvini pronto a comiziare in piazza dei Signori. «Ma che fai? Salvini è il nostro avversario politico, è il nemico! È razzista, xenofobo e omofobo, e tante cose che già sai senza che io le ripeta» è sbottato Said Chabi, candidato della Coalizione Civica alternativa al Pd che insegue il secondo mandato per l’avvocato, ex boy scout, renziano di provincia.

Poi c’è la lista rosso-oro con i due nomi che incarnano la Liga di governo: Giancarlo Gentilini, per 22 anni «sceriffo» in Comune, e Luca Zaia, governatore del Veneto a un passo dall’autonomia. Tandem inedito, clamoroso e potente. Soprattutto più «nordista Doc» che affascinato dalla primavera romana. Potrebbe davvero essere la vera sorpresa nella coalizione di Mario Conte, capogruppo uscente della Lega.

E poi incombe il bilancio della Fondazione CassaMarca, originariamente dotata di un patrimonio miliardario. Nel conto consuntivo 2017 spiccano 53,7 milioni di svalutazione di beni, fra operazioni immobiliari e partecipazione in Unicredit. Uno scenario che alimenta polemiche politiche incrociate destinate a proseguire a lungo.
Treviso, comunque, non è più da lustri quella del film di Germi premiato al Festival di Cannes. Nemmeno il laboratorio del «modello» pre-europeo con le micro-fabbriche nei sottoscala. Così più che guardare al futuro sembra una cittadina nostalgica del passato. Con Luciano Benetton che a 83 anni ritorna alla testa dell’azienda di famiglia, con l’adunata nazionale 2017 degli alpini che regala 30 milioni ai bar o con il 40° compleanno del quotidiano specchio della città in crisi.

Il voto amministrativo di oggi sarà in due tempi. Un braccio di ferro fra la Lega che vuole riconquistare Ca’ Susegana e il Pd che difende la sua trincea di sopravvivenza. Nel ballottaggio, conteranno apparentamenti e strategie personali. Ma già oggi dai 77 seggi uscirà un verdetto politico, perché il M5S (9.058 voti pari al 20% alle politiche di marzo) ha candidato Domenico Losappio, 37 anni, insegnante, che rischia di essere il vero ago della bilancia.

«Nel frattempo, si è rotto il legame fra il Carroccio e il mondo produttivo – analizza Filiberto Zovico del sito Veneziepost.it -. Se siamo in una fase di ripresa è perché siamo storicamente partner e fornitori della Germania, con i quali non possiamo minimamente permetterci di litigare. Semmai i problemi stanno a Roma. Nella Lega, i buoni amministratori di periferia come Zaia contano meno di zero e a decidere tutto sono gli uomini di Salvini e Bitonci; le promesse elettorali di flat tax sono specchietti per le allodole simili agli 80 euro di Renzi o alle dentiere per tutti di Silvio Berlusconi. La linea sovranista, solo ad enunciarla, provoca un immediato costo del denaro in un mercato del credito già assai difficile».

Ma Treviso, paradossalmente, sembra inchiodata alle vecchie abitudini. Il sindaco che «istituzionalmente» abbraccia il nuovo inquilino del Viminale. Il presidente «doroteo» della Regione che si accoppia con il simbolo originario della Lega fedele a Bossi. La cassaforte ridotta al 30% che rappresenta sempre un bel potere in città.
Manildo e Conte nel secondo round della sfida dovranno, per forza, offrire un orizzonte diverso.