L’ex avvocato personale di Donald Trump, Michael Cohen, è stato condannato dal giudice distrettuale della Corte di New York, William Pauley, a 3 anni di reclusione per evasione fiscale, per aver mentito al Congresso riguardo i suoi rapporti con i russi e per uso illecito di fondi elettorali, impiegati per pagare due donne, la modella Karen McDougal e l’attrice di film hardcore Stormy Daniels, affinché non rivelassero di aver avuto relazioni sessuali con il tycoon.

POCO DOPO LA CONDANNA dell’avvocato, nella zona di downtown Manhattan, dove si trova la corte che ha emesso la sentenza, si é diffuso un forte rumore di elicotteri, come se, nello stile di un film dei fratelli Coen, mezza città stesse scappando al seguito di questa notizia. Che è un vero problema giudiziario per Trump.

Il giudice ha inflitto al collaboratore di Trump una pena inferiore ai 4 anni e mezzo richiesti, e la condanna di Cohen, che da mesi collabora con il procuratore speciale per le indagini sul Russiagate, Robert Mueller, arriva indirettamente proprio da questa inchiesta, che Trump continua a definire una caccia alle streghe.

Dopo la sentenza avvocato difensore di Cohen, Lanny Davis, ha affermato che il suo cliente «ora si sente libero di dire la piena verità. Dopo che lo special counsel Robert Mueller avrà pubblicato il suo rapporto, ci saranno altre dichiarazioni con cui Cohen dirà la verità su Donald Trump».

QUANDO LAVORAVA per l’attuale presidente, Cohen si era detto disposto a prendersi una pallottola pur di difendere Trump, ma dopo la perquisizione dell’Fbi avvenuta ad aprile e che ha coinvoltoi il suo ufficio, la sua abitazione e la camera d’albergo dove si appoggiava, l’avvocato ha cominciato a collaborare con Mueller; ad agosto si è dichiarato colpevole di otto capi d’accusa, tra cui quello di violazione delle leggi sul finanziamento delle campagne elettorali, mentre a novembre si è dichiarato colpevole di aver mentito al Congresso Usa riguardo gli affari di Trump in Russia, al fine di proteggere il suo ex cliente.

DA QUANDO COHEN ha cominciato a collaborare alle indagini, Trump lo ha deriso definendolo una «persona debole» che stava dando informazioni ai pubblici ministeri al solo scopo di ottenere clemenza.
Davanti al giudice della corte di New York Cohen ha detto di assumersi «la piena responsabilità» sui fatti di cui si è dichiarato colpevole, quelli personali e quelli riguardanti il presidente», e di aver «vissuto in una prigione mentale e personale» dal primo giorno di lavoro per Trump. «Oggi – ha aggiunto – è il giorno in cui riacquisto la mia libertà».

GLI AVVOCATI DI COHEN avevano chiesto l’assoluzione in quanto i misfatti del loro cliente furono un prodotto della sua «fiera lealtà» nei confronti di Trump. L’avvocato Guy Petrillo ha esortato il giudice a essere indulgente alla luce di ciò che ha definito «la straordinaria natura e il significato» della decisione di Cohen di cooperare contro l’uomo, al momento, più potente degli Stati Uniti. «Questo non è un caso di cooperazione standard », ha detto Petrillo, perché l’indagine in questione è significativa quanto il Watergate.

QUANDO PREPARAVA la falsa testimonianza al Congresso sui contatti di Trump con la Russia riguardo il progetto di costruire una Trump Tower a Mosca, Cohen secondo i suoi legali era in «contatti stretti e regolari con lo staff e il consulente legale della Casa Bianca», e nel pagare le donne aveva agito sotto la direzione di Trump.

Secondo Jeannie Rhee, che fa parte del team di Mueller, Cohen ha fornito informazioni «credibili» e «di valore» sui «legami tra la campagna di Trump e un governo straniero». E anche se non si possono rivelare i dettagli, si può dire che l‘ex avvocato di Trump «ci ha detto la verità».