«A chi ci dice che siamo di sinistra rispondiamo dicendo che noi siamo il Movimento 5 Stelle, nato il 4 ottobre, festa di San Francesco», dice Giuseppe Conte nel tentativo di ritrovare il M5S che prendeva voti a destra e sinistra, sfuggendo a ogni caratterizzazione ideologica. Tuttavia, la sua vice Alessandra Todde lancia segnali a Sinistra italiana ed Europa verde, il cui rapporto col Pd è entrato in sofferenza. «Con Bonelli e Fratoianni abbiamo molti temi in comune e se ci si incontrerà sul programma credo che sarebbe cosa giusta provare a costruire un percorso comune- afferma la sottosegretaria allo sviluppo economico- Stiamo lavorando su un’agenda chiara, sociale, progressista, di sinistra, e sono convinta che lo spazio si possa costruire. Il M5S è l’unica forza politica, a differenza di tutti gli altri, a non avere messo veti».

Nel frattempo il M5S è impegnato nella delicata gestione delle regole per le candidature: anche qui bisogna riuscire a dosare tradizione e innovazione, rassicurare chi attende l’elemento identitario delle parlamentarie e garantire che il nuovo corso di Conte possa avere voce in capitolo nella composizione dei futuri gruppi parlamentari.

«L’invio delle proposte di autocandidatura – si legge sul testo comparso sul sito del M5S – sarà possibile dalle 14 di venerdì 5 agosto alle 14 di lunedì 8 agosto». Nelle regole si riconosce «la facoltà del Presidente di indicare modalità e i criteri per la formazione delle liste di candidati». Non c’è dunque un riferimento alle parlamentarie, come avveniva invece in quello per elezioni del 2018, dove si specificava che la lista finale sarebbe stata «pubblicata sulla Piattaforma Rousseau per essere sottoposta alla consultazione in Rete». Da giorni, tuttavia, le voci interne assicurano che le parlamentarie si faranno. E lo stesso Conte ha spiegato che «dobbiamo assolutamente farle». Tutto starà dunque capire in che forma.

Come richiesto da Conte, viene ampliato il criterio della territorialità per la scelta dei collegi: per le elezioni del 2018 era incluso anche il «centro principale degli interessi vitali» oltre alla residenza mentre ora si parla in modo più vago di «centro principale dei propri interessi». Parlamentari e consiglieri regionali per autocandidarsi dovranno essere in regola con il pagamento dei contributi. Sono esclusi coloro che ricoprono una carica elettiva, salvo che non scada nel 2022 o che si tratti di consiglieri comunali in carica per il loro secondo mandato.

Per il momento viene stabilito che per autocandidarsi bisognerà «essere iscritto all’Associazione Movimento 5 Stelle con sede a Roma (l’iscrizione si ritiene completa con la certificazione dell’identità)». Non saranno dunque necessari sei mesi di pre-iscrizione, come previsto per le scorse elezioni europee. I sei mesi, tra l’altro, avrebbero potuto mettere a rischio la candidatura di Alessandro Di Battista, che aveva lasciato il M5S dopo l’ingresso nel governo Draghi. A battersi per la regola dei sei mesi era stata l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, che si trova al terzo mandato elettivo e dunque è fuori gioco ma che fa parte del comitato di garanzia assieme a Roberto Fico e Laura Bottici. «Il M5S non può essere preso come un tram da perfetti sconosciuti per entrare in Parlamento» è la posizione di Raggi.

Questo lasso temporale riguarda il discusso ritorno in campo di Alessandro Di Battista, che di ritorno dalla Russia ha sentito Conte. L’avvocato sa che l’ex deputato rappresenterebbe un valore aggiunto in termini di consenso ma è anche cosciente del fatto che il personaggio non è amatissimo dai contiani del nuovo corso. Anzi, da alcuni viene considerato praticamente incompatibile con la struttura e le gerarchie che il nuovo leader ha provato a disegnare per avvicinare il M5S alla struttura di un partito tradizionale. D’altro canto, le vicende e le accelerazioni delle ultime due settimane hanno segnato anche la necessità di un ritorno alle origini. Per questo Di Battista potrebbe fare comodo.