Ieri mattina quattro giovani attivisti hanno colorato l’ingresso dell’Eurocamera a Bruxelles di vernice rossa con la scritta «Help the planet». Di segno opposto la manifestazione che oggi minaccia di mettere a ferro e fuoco la capitale Ue, guidata da partiti dell’ultradestra populista e anti-Ue. Circa 5.000 i mezzi agricoli pronti a invadere la capitale europea, a partire dalla zona nord di Heysel.

Intanto prende il via la settimana elettorale, aperta già con il voto online in Estonia ma che prenderà il via ufficialmente giovedì con quello nel Paesi Bassi.

I trattori arriveranno dalle confinanti Francia, Germania, Paesi Bassi, oltre che dal Belgio, ma anche da Spagna, Italia, Polonia e Romania. Nei primi mesi dell’anno, la presenza massiccia del mondo rurale ha fatto da contrappunto ai vertici Ue chiamati a decidere le sorti del Green Deal e della Politica agricola comune (Pac). Pezzo dopo pezzo, sotto la pressione degli agricoltori (che rappresentano, si stima, circa il 2% dell’elettorato Ue), gli obblighi più stringenti sono stati smontati.

A cantare vittoria, i partiti di centro-destra, a partire dal Ppe, con la Cdu tedesca e la stessa presidente della Commissione Ursula von der Leyen, protagonista di una clamorosa marcia indietro sul Green Deal. A sostegno delle istanze degli agricoltori, in realtà molto variegate, numerosi governi Ue, primo tra tutti quello di Giorgia Maloni, che ha rivendicato il cambio di passo nell’Ue come proprio successo.

Domani la Legge sul ripristino della natura, architrave della strategia ambientalista Ue, approvata ma non ancora divenuta legge, passerà al vaglio degli ambasciatori dei 27: la presidenza di turno belga vorrebbe che fosse adottata almeno dopo le elezioni.