Torna l’incubo pandemia in Germania dopo la scoperta dell’ennesimo mega-focolaio in un macello del Nordreno-Vestfalia.

Nell’impianto di Rheda-Wiedenbrück, il più esteso d’Europa, da lunedì scorso le autorità sanitarie hanno accertato il contagio di ben 657 lavoratori del mattatoio di proprietà del miliardario Clemens Tönnies, già al centro dei riflettori mediatici per le «miserabili condizioni di lavoro» denunciate dall’Iuf (sindacato del settore agricolo-alimentare) nonché per le accuse di razzismo che gli sono costate la sospensione dal board della squadra di calcio Schalke 04.

Il macello verrà chiuso come minimo per le prossime due settimane, mentre tutti i 7 mila dipendenti del Gruppo Tönnies sono stati obbligati alla quarantena precauzionale.

Soprattutto, si teme l’inquietante effetto a catena sui comuni limitrofi dove risiede la maggior parte delle famiglie dei lavoratori, al punto che ieri il governo del Nordreno-Vestfalia ha ordinato la chiusura di asili, scuole e centri sportivi fino alla fine del mese, quando inizieranno le vacanze estive. Proibite temporaneamente anche le visite al vicino ospedale di Gütersloh così come nel policlinico di Bielefeld.

In parallelo, Robert Tönnies (nipote del proprietario del macello) chiede clamorosamente le dimissioni immediate del Cda dell’impresa di famiglia, denunciando ad alta voce «le azioni irresponsabili e la messa in pericolo dei dipendenti dell’azienda». Sostenuto dal ministro federale del Lavoro, Hubertus Heil (Spd), pronto a presentare al Bundestag «un disegno di legge che preveda regole molto più severe», e dal ministro della Salute del Nordreno-Vestfalia, Karl-Josef Laumann (Cdu), convinto che si debba individuare le responsabililtà dell’azienda per le scandalose condizioni di lavoro negli impianti del Gruppo Tönnies.

Nessun ritorno invece – almeno per adesso – del lockdown nel comune Rheda-Wiedenbrück, come ha confermato ieri il consigliere distrettuale Sven-Georg Adenauer, nonostante l’indice del contagio nel Circondario abbia superato la soglia di allarme di 50 infettati per 100 mila abitanti.

In compenso, è partito immediatamente il piano per i tamponi di massa a tutti i residenti, già convocati per i test che verranno effettuati dalla Croce Rossa ma anche dai medici militari della Panzer Brigade 21 dell’esercito, a scaglioni di 1.500 persone al giorno.

 

foto Ap

 

È la prova che «l’emergenza non è affatto terminata e il Coronavirus non è ancora scomparso», ha avvertito ieri la cancelliera Angela Merkel, più che preoccupata per la ripresa del contagio che ha ricominciato a correre anche a Berlino dove il «semaforo» che fissa l’indice massimo del contagio è tornato a segnare rosso.

Per questo motivo il governo federale ha stabilito di mantenere l’obbligo di mascherina e della distanza interpersonale di 1,5 metri in tutta la Bundesrepublik, oltre al divieto di organizzare eventi di massa o assembramenti che rimangono fuori-legge.