Un’aggressione razzista in piena regola. E per questo priva di qualunque motivazione razionale. Teatro di quest’ennesimo episodio di un’Italia sempre più intollerante, ancora una volta è Bari, città antifascista e accogliente per tradizione, che negli ultimi mesi ha visto crescere in maniera esponenziale episodi del genere.

Protagonista inconsapevole e incolpevole, una donna di 47 anni, Edith Tro, originaria della Costa d’Avorio e residente a Bari da 30 anni, madre di un ragazzo di 27 anni e di una bimba di 9, che ha denunciato a TeleBari, una tv locale, di aver subito lo scorso 20 febbraio un’aggressione a sfondo razziale, con tanto di insulti, calci e pugni, oltre che derubata, da un gruppo di cinque o sei donne di età compresa tra 25 e 50 anni, e due uomini che nel mentre dell’aggressione le intimavano di ‘tornare al suo Paese’.

La donna ha raccontato che l’aggressione sarebbe avvenuta solo per futili motivi: è bastato aver chiesto ad un gruppo di donne, dietro alle quali stava camminando, di poter passare, per scatenare l’ira di quest’ultime. La donna ha anche raccontato un episodio che se confermato avrebbe dell’incredibile:  ovvero di avere subito discriminazioni anche da una donna del personale del 118 che è arrivato sul posto:; secondo Edith infatti, la donna del personale medico sanitario, avrebbe messo in dubbio la sua versione dei fatti durante il tragitto in ambulanza (“dicendomi che devo ringraziare che stia già lavorando”)  e una volta arrivata in ospedale avrebbe detto ai medici che Edith ‘voleva solo approfittarsi della situazione per poter avere un permesso dal lavoro’.

Questi i fatti denunciati dalla donna originaria della Costa d’Avorio. Lo scorso 20 febbraio, poco dopo le 18.30, stava camminando su un marciapiede del centralissimo sottopasso Duca degli Abruzzi, preceduta da un gruppo di donne alle quali ha chiesto permesso per poter passare. “Non mi hanno sentito perché discutevano tra di loro ad alta voce – spiega – e per superarle sono scesa un attimo dal marciapiede: tornata sulla banchina, si è scatenato l’inferno. ‘Permesso, permesso un c…o’, ha detto una di loro. Mi sono voltata verso di lei e in un attimo mi ha sferrato un pugno in faccia”. “Mi hanno accerchiata e hanno iniziato a insultarmi”, prosegue la donna secondo la quale gli aggressori le dicevano “Vattene da qua, torna al tuo Paese”. Edith racconta poi di avere chiamato la Polizia, ma mentre “ero al telefono ho preso calci e pugni da ognuna di loro: al branco – ricorda – si sono poi aggiunti due uomini e ho preso calci anche da loro”.

“Mi hanno portato via il telefono – conclude Edith – e a quel punto è intervenuto il benzinaio del distributore che è lì a pochi metri e suo figlio: li ha fatti allontanare ed ha chiamato carabinieri e 118”.

Sull’accaduto, a quanto si apprende, stanno indagando i carabinieri che stanno sentendo alcune persone e stanno verificando se nella zona dell’aggressione ci siano telecamere le cui immagini possano confermare il racconto di Edith e identificare gli aggressori. I carabinieri hanno raccolto la denuncia della vittima e l’hanno trasmessa in Procura.

“Se Salvini sventola la bandiera del razzismo ad alta voce, chi prima era razzista ma aveva paura a farlo vedere, adesso non ha più timore e aggredisce, pensando di non essere mai punito”, ha detto all’Ansa la donna. Edith è convinta che “il clima politico abbia influito molto”, ritenendo di essere stata “aggredita in quel modo per il colore della pelle”. “In trent’anni, da quando sono a Bari – sottolinea la donna – non mi era mai capitata una cosa del genere e non avevo mai sentito di aggressioni così. Ora ho paura per i mie figli, per come va il mondo”.

“Gli episodi di razzismo si stanno moltiplicando in città. C’è bisogno di denunciare ma anche di educare le nuove generazioni affinché non assorbano i sempre più frequenti messaggi di odio”. Così invece l’assessore al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico, commentando l’aggressione denunciata da una donna ivoriana che sarebbe stata picchiata, insultata e derubata da un gruppo di sei donne e due uomini baresi solo per aver chiesto loro di spostarsi e lasciarla passare. “La stiamo cercando e vogliamo incontrarla – spiega Bottalico – per offrirle il nostro sostegno, come cerchiamo tutte le persone che rimangono nel silenzio e hanno paura di denunciare”. “Recentemente – prosegue l’assessore – ho avuto degli incontri con gruppi di genitori che hanno adottato ragazzi stranieri, che iniziano a manifestare situazioni di disagio nella nostra città”. L’assessore infine rivolge un “invito a tutti i cittadini baresi, agli insegnanti e ai genitori che nella propria propria quotidianità, nella scuola e nel lavoro si imbattono in episodi di razzismo e discriminazione: denunciate”.