Respirare aria pulita e sana è un diritto. Per questo Chiara, torinese, ha deciso di intentare un’azione legale civile contro la Regione Piemonte. L’ha fatto insieme al compagno, nell’interesse del figlio di sei anni, che fin dal concepimento è stato esposto ai livelli di inquinamento elevati e spesso fuorilegge di Torino. Il bimbo, a partire dai primi mesi di vita, ha iniziato ad avere gravi problemi di salute, in particolare ai polmoni (bronchiti acute). «Casa nostra era in un quartiere estremamente trafficato. Anche l’asilo di mio figlio. E io, ogni mattina, avevo l’impressione di avvelenarlo», racconta la donna, che viveva in zona Lingotto.

Torino è una delle città più inquinate d’Italia e l’Italia uno dei paesi più inquinati d’Europa. Per l’Agenzia europea dell’ambiente, l’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute umana in Europa. Può essere collegato ad attacchi d’asma, tumori, infarti e ictus; alcuni studi hanno dimostrato come possa influire persino sui feti. In Italia, si stima che vi siano, ogni anno, 10.640 morti premature legate al biossido di azoto (No2) e 49.900 legate al particolato fine (Pm2,5). Si tratta rispettivamente del peggiore e del secondo peggior dato a livello Ue.

Con questa azione legale – presentata ieri – viene chiesto al Tribunale di Torino di riconoscere il diritto del bambino a respirare aria sana e pulita, di accertare la responsabilità della Regione Piemonte per la violazione dei limiti di legge e di condannarla ad agire per il loro rispetto e al risarcimento dei danni causati. «Il diritto a respirare aria pulita è un diritto inviolabile espressione dei diritti costituzionali alla vita, alla salute, all’ambiente. Anzi, proprio la tutela dell’ambiente è stata espressamente riconosciuta dalla Costituzione come esplicito obiettivo nell’interesse delle future generazioni. Le istituzioni hanno il dovere di agire», sottolinea l’avvocato Giuseppe Civale, che rappresenta la famiglia di Chiara insieme ai colleghi Luigi Gili e Marino Careglio.

«L’ho fatto per mio figlio, ma anche per tutte le persone che non sempre sono consapevoli di questo enorme problema. Respirare aria sana è un diritto di tutti, in tutta Italia. Dobbiamo rivendicarlo insieme», aggiunge Chiara. Se l’azione legale dovesse avere successo, sarebbe un precedente importante per tutte le persone che vivono in zone d’Italia con livelli di inquinamento fuorilegge.

A confermare l’inefficacia delle scelte compiute dalle istituzioni in Piemonte sono – oltre ai dossier e ai limiti costantemente superati – le tre procedure d’infrazione Ue aperte nei confronti dell’Italia. Torino era una delle aree interessate.

L’azione di Chiara e famiglia è sostenuta dal comitato di cittadini Torino Respira e dall’organizzazione di diritto ambientale ClientEarth. «Torino continua ad essere una delle città con la peggiore qualità dell’aria d’Italia ed è importante che sia anche un laboratorio per tentare di combattere l’inquinamento atmosferico. Il Comitato Torino Respira sostiene la causa di Chiara ed ha messo a disposizione i suoi dati e la sua esperienza legale a sostegno della sua causa. Le ragioni di Chiara sono quelle di moltissimi genitori torinesi e di altre grandi città italiane, preoccupati per la salute dei propri figli e delle proprie figlie», conclude Roberto Mezzalama, presidente di Torino Respira.