La sindaca Chiara Appendino si era detta pronta a forzare la mano sulle nuove forme di genitorialità. Così, ieri mattina, il piccolo Niccolò Pietro è stato registrato all’anagrafe di Torino come figlio di Chiara Foglietta, vicecapogruppo del Pd in consiglio comunale, e della compagna Micaela Ghisleni. «Oggi non si è solo scritto un atto. Un nome su un foglio. Si è scritta una pagina importante della nostra storia», ha commentato a caldo Foglietta che la scorsa settimana si era presentata negli uffici comunali per registrare il figlio trovandosi, però, di fronte al diniego del riconoscimento del figlio da entrambe le madri. «Sono andata via, mi sono rifiutata di dire il falso», aveva detto.

Niccolò non è figlio di una ragazza madre, è stato concepito con la procreazione assistita in Danimarca, ma la legge italiana non prevede il riconoscimento dei figli e delle figlie nate da coppie omogenitoriali.

La sindaca, in qualità di ufficiale di Stato civile, ha apportato l’annotazione sull’atto di nascita per attestare il riconoscimento dei figli da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso. Una decisione importante di cui Appendino si è assunta la responsabilità ed è stata estesa anche per altre due coppie che hanno ricevuto il riconoscimento della città: quattro i bambini per i quali sono stati modificati i registri di stato civile.
«Oggi (ieri, ndr) la famiglia di Maria e Anna, con il piccolo Giorgio, quella di Piero e Francesco, con i piccoli Gabriel e Sebastian e quella di Chiara e Micaela con il piccolo Niccolò Pietro sono state riconosciute nella loro interezza dalla Città di Torino. A livello di legislazione, l’Italia – ha sottolineato la sindaca – non è ancora pronta a questo passo, ma noi abbiamo deciso senza dubbio alcuno di compiere un gesto forte, superando molti ostacoli». E una delle madri ha ribadito: «E’ una di quelle giornate per cui è valsa la pena per ogni goccia di energia spesa “per fare politica”». Appendino ha, poi, precisato: «Con un’annotazione all’atto che accoglie l’istanza di riconoscimento e di genitorialità, avanzata da entrambi i componenti della coppia, la città ha messo in pratica una soluzione che consentirà a tutte le coppie di persone dello stesso sesso con figli di essere riconosciute come famiglia». Marco Giusta, assessore comunale alle famiglie, ha rimarcato: «L’atto di metter mano al registro delle nascite da parte della sindaca è stato un gesto di libertà e di gioia. Finalmente ai loro figli è stato riconosciuto il diritto ad avere una famiglia».

Chiara Foglietta ha spiegato: «Abbiamo aperto una strada importante per tutte le coppie che si trovano nella nostra stessa situazione, abbiamo dato coraggio a quelle donne che non hanno più intenzione di dichiarare il falso». Soddisfatto il coordinatore del Torino Pride, Alessandro Battaglia: «Una svolta importante».
Applausi a sinistra, critiche da destra («Appendino fuorilegge» ha tuonato Maurizio Gasparri, Fi).

Una stoccata sulla primogenitura torinese arriva da Napoli. «Il primo riconoscimento all’anagrafe di un bimbo, nato da due donne, è stato fatto dal Comune di Napoli ben tre anni fa quando abbiamo sanato la vicenda del piccolo Ruben», ha detto il sindaco Luigi de Magistris. L’elemento di novità nel caso torinese di Niccolò Pietro è che non si tratta di una trascrizione di atti stranieri perché è nato in Italia.
«Quella compiuta, oggi, dalla sindaca di Torino è una scelta giusta. Non ci possono essere lacciuoli oscurantisti all’affetto di coppie omogenitoriali verso i propri figli». Così, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, esponente di LeU.

Monica Cerutti, assessora alle Pari opportunità della Regione Piemonte, ha commentato: «Bene Appendino sui diritti civili; auspico che le sue posizioni trovino riscontro nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle. Altrimenti non possiamo parlare di una linea politica, ma di una scelta personale della sindaca, seppur lodevolissima».