È passato quasi un anno da quella concitatissima giornata al Salone del Libro di Torino, quando la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella fu contestata dai movimenti eco-femministi e la deputata di Fdi Augusta Montaruli urlò «vergogna» all’allora direttore Nicola Lagioia. Per condannare quella protesta si scomodò addirittura la premier Giorgia Meloni, che la definì «inaccettabile». Ieri la Procura di Torino ha archiviato 23 denunce per violenza privata. Le accuse erano rivolte ad attiviste e attivisti di Extinction Rebellion, Non Una Di Meno e Fridays for Future. «Non vi è traccia di condotte implicitamente o esplicitamente minacciose, violente o intimidatorie poste in essere dalle manifestanti», si legge nella richiesta di archiviazione della pm Valentina Sellaroli. «Non è stato posto in essere nessun comportamento latamente minatorio, se non intonare cori e sovrastare con la voce quella dei relatori».

ERA SABATO 20 MAGGIO 2023 e decine di attivisti si erano seduti tra il pubblico del padiglione della Regione Piemonte in attesa di Roccella. Al suo arrivo, si alzarono in piedi intonando cori e reggendo cartelli con scritto «Giù le mani dai corpi e dalla terra», interrompendo di fatto l’intervento della ministra. Una protesta nata per denunciare le posizioni anti abortiste della titolare del dicastero per la Famiglia, che al Salone presentava il suo libro Una famiglia radicale e per contestare le politiche climatiche e sociali del governo nazionale e regionale. Le reazioni, nei giorni successivi, furono a tinte forti: diversi esponenti politici denunciarono «atti di violenza». La stessa Roccella parlò di aggressività dei manifestanti, mentre Renzi si spinse a citare «il fascismo degli antifascisti» di Pasolini.

È STATA CERTO UNA PROTESTA rumorosa (persone che si sono alzate per scandire cori e pronunciare parole di dissenso) ma pacifica, come documentano i video girati in quei momenti. Però è stata gestita e affrontata come un problema di ordine pubblico con gli attivisti trascinati via a forza. «Per giorni ministri, editorialisti, commentatori hanno parlato – sottolinea ora Extinction Rebellion – di un presunto attacco squadrista che avrebbe negato il diritto di parola alla ministra, mettendo sullo stesso piano lo spazio mediatico di un’esponente politico e il diritto al dissenso di chi riesce raramente a ottenere spazi di parola. È passato un anno, Torino tra qualche settimana ospiterà il G7 Energia, Clima e Ambiente e, mentre l’Italia annuncia l’ennesimo piano di investimenti in combustibili fossili in Africa, si parla già di zona rossa e di città militarizzata. Non sembrano essere i ministri coloro a cui viene tolta la parola. Il dissenso resta il sale della democrazia».

L’ARCHIVIAZIONE arriva nei giorni in cui la Camera approva il dl Pnrr con un emendamento per espandere i fondi alle «associazioni pro-life» per la loro attività all’interno dei consultori. «La Regione Piemonte – commenta Non Una di Meno – si vanta di aver ispirato il vergognoso emendamento che, se definitivamente approvato, farebbe entrare le associazioni antiabortiste nei consultori anche nel resto d’Italia, dando loro perfino la possibilità di ricevere finanziamenti derivanti dal Pnrr. È proprio quello a cui ci riferivamo quando parlavamo di squilibrio di potere». Quello tra chi legifera sul corpo delle donne (sottofinanziando i servizi) e chi ha solo la voce per esprimersi.

IL RIFERIMENTO, in questo caso, è sia alla ministra Roccella che all’assessore regionale di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone, l’alfiere della linea pro-life. «Le denunce sono derivate da una querela di Marrone e – secondo i movimenti – mostrano come in Italia sia in atto un attacco al diritto di manifestazione e parola».