Dopo il crollo del Ponte Morandi, in estate, Danilo Toninelli aveva promesso di cancellare le concessioni in capo ad Autostrade per l’Italia. Sette mesi dopo, però, il ministro delle Infrastrutture parrebbe pronto a confezionare – in accordo con i presidenti Luca Zaia della Regione Veneto e Maurizio Fugatti della Provincia di Trento – una misura a favore della famiglia Benetton, che controlla Autostrade e altre 6 concessioni attraverso la holding quotata Atlantia: è la proroga della concessione per l’A4 tra Brescia-Padova e l’A31, che vale oltre 300 milioni di euro di ricavi all’anno.

LA CONVENZIONE UNICA del 2007 indicava come scadenza della concessione il 30 giugno 2026, ma a una condizione: l’approvazione entro il 30 giugno 2013 del «Progetto definitivo relativo alla realizzazione della Valdastico Nord», cioè la prosecuzione fino a Trento, attraverso le Alpi, dell’A31 che oggi termina a Piovene Rocchette (Vicenza).

Questo non è avvenuto, però: quel progetto non è mai stato approvato, e nel gennaio del 2019 la Corte dei Conti ha assestato un colpo alla linea della proroga che era già stata seguita dagli esecutivi Letta e Renzi, e al disegno della Regione Veneto che aveva immaginato che anche un’approvazione parziale del progetto, fino al confine regionale, sarebbe stata sufficiente. A presentare il ricorso era stato il Comune di Besenello, in Trentino: è lo sbocco possibile per uno dei tracciati dell’autostrada, di cui l’amministrazione è fieramente oppositrice. Secondo il Consiglio di Stato, il Comitato interministeriale per la programmazione economica non avrebbe dovuto approvare un progetto parziale dell’A31 Nord: l’autostrada è una.

Una nota del ministero, il 23 gennaio 2019, invece, ha chiarito che cosa sta accadendo a Roma: «Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha preso atto e sta approfondendo le conseguenze della decisione del Consiglio di Stato che ha annullato la delibera Cipe del 2013 e sostanzialmente azzerato il progetto della autostrada Valdastico Nord. L’incontro di natura tecnica tenuto oggi al dicastero tra rappresentanti del Mit e degli enti locali interessati è servito ad approfondire l’ipotesi di un progetto rispondente al dettato della sentenza, nonché a valutare una concessione che è già da tempo in regime di proroga. In particolare, il ministero ha chiesto alla Regione Veneto e alla Provincia autonoma di Trento di formalizzare e di trasmettere la nuova ipotesi progettuale su cui gli enti territoriali hanno dichiarato di aver trovato un sostanziale accordo».

TRA LE RIGHE SI LEGGE la disponibilità a valutare di portare la concessione fino al 2026, qualora le due amministrazioni trovino l’accordo sul tracciato. Quello che la Regione Veneto e il Trentino non avevano mai trovato, ma oggi è possibile perché dall’ottobre del 2018 il nuovo presidente della Provincia Autonoma è Maurizio Fugatti, che in quota Lega Nord (lo stesso partito di Luca Zaia) fino al momento dell’elezione era sottosegretario alla Salute nel governo Conte, lo stesso in cui siede Danilo Toninelli.

«ANCHE SULLA CONCESSIONE e sulla sua possibile decadenza sono in corso approfondimenti» spiegano dal ministero delle Infrastrutture, rispondendo alla domanda «qual è la posizione del ministero in merito alla concessione dell’autostrada?». Ed è qui che entra in gioco Atlantia, la holding che attraverso 7 concessionarie gestisce ben 3.255 chilometri della rete autostradale italiana. Il 29 ottobre 2018, a pochi giorni dell’elezione di Fugatti in Trentino, un comunicato della Comision Nacional del Mercado de Valores, la Consob spagnola, informava di un cambio nel controllo di Abertis. Da quel giorno, Atlantia controlla Abertis, detenendo il 50% più una azione. L’eventuale decisione del ministero guidato da Toninelli di assecondare la continuità della concessione garantirà alla holding dei Benetton utili aggiuntivi che, sulla base dei dati diffusi dalla Direzione Generale per la Vigilanza sulle Concessionarie Autostradali, possono essere stimati in almeno 50 milioni di euro all’anno.