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«Tempo di essere rivolta», da Napoli Non Una di Meno rilancia

«Tempo di essere rivolta», da Napoli Non Una di Meno rilancia

Transfemminismo La due giorni appena trascorsa ha definito l'agenda del movimento. A latere dei momenti assembleari c'è stato un corteo spontaneo in solidarietà alle donne curde

Pubblicato quasi 5 anni fa

Si è conclusa a Napoli, all’ex Asilo Filangieri, l’Assemblea nazionale del movimento femminista e transfemminista Non Una di Meno. «Abbiamo pensato a questa assemblea partendo dalla nostra posizione: l’essere terrone per noi non ha a che fare con una questione identitaria ma con un posizionamento politico, una prospettiva, un margine da cui riusciamo bene a vedere come la violenza si declina sui nostri corpi e sui nostri territori».

Durante la due giorni sono state poste le basi per un anno politico di lotta passando dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (23 novembre) e lo sciopero dell’8 marzo, e tenendo ben presente che la sfida è enorme: «Non vogliamo più solo difenderci, dopo tre anni siamo pronte ad attaccare e ad alzare il livello di rivendicazione e di conflitto. Un anno fa abbiamo dichiarato lo stato di agitazione permanente, poi siamo diventate marea. Oggi è il momento che quella marea trasbordi e rompa e distrugga gli argini del patriarcato. Se siamo la marea che non si può fermare ora è tempo di essere rivolta».
Il movimento – attraverso momenti plenari, gruppi di lavoro specifici e tre tavoli tematici (violenza ambientale; pratiche di autodifesa/autonomia del movimento; sguardi intersezionali/strumenti/pratiche collettive transfemministe di lotta e di mutualismo) – ha come sempre intrecciato tre livelli, nel proprio lavoro: locale, nazionale e transnazionale.

Dai territori sono state condivise pratiche e situazioni specifiche: sono stati messi a tema il sessismo nei movimenti che diversi nodi attraversano, e la questione dell’apertura e della chiusura degli spazi femministi, come il caso del centro anti-violenza e Casa delle donne Lucha y Siesta di Roma, che rischia di essere sgomberato dall’amministrazione.
È stata poi affrontata l’attuale fase politica. La lotta, si è detto, dovrà continuare sotto il segno della piena autonomia, ripartendo dal piano che Non Una di Meno ha scritto contro la violenza di genere e dei generi: «Lo ribadiamo alla luce di questo nuovo avvicendamento di forze governative perché non crediamo che la proclamata discontinuità con il precedente esecutivo sia all’altezza delle questioni strutturali e radicali che noi poniamo».

Nella consapevolezza di dover riconoscere alcuni cambiamenti (si è infatti “chiusa” la fase più spettacolarmente reazionaria della destra sovranista al governo) ciò che ci si ritrova comunque davanti è il tentativo di utilizzare le tematiche femministe e di genere per verniciare di rosa politiche patriarcali, razziste e neoliberali: «È vero che è stato messo da parte, anche se non ancora ritirato, il ddl Pillon, ma mentre si parla di attribuire alla prole il doppio cognome si prepara una riforma strutturale del diritto di famiglia che rischia ancora una volta di trasformare la libertà delle donne e delle persone LGTBQIPA+ in un terreno di negoziazione e scambio tra partiti. Le due leggi sicurezza patrocinate da Salvini sono ancora in vigore e nuove politiche di rimpatrio sono state decretate. La precarietà resta all’ordine del giorno, sostenuta dai continui proclami sui tagli ai costi del lavoro, mentre il reddito di cittadinanza non ha fatto che aggravare l’obbligo di accettare qualsiasi condizione di sfruttamento. A questa discontinuità non crediamo e non abbiamo alcuna intenzione di legittimare un uso strumentale delle nostre rivendicazioni».

 

Plenaria di Non Una di Meno a Napoli

In vista del 23 novembre, giorno in cui Non Una di Meno ha convocato a Roma la piazza per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – è stato ribadito che la violenza maschile e di genere sono una violenza sociale che deve essere combattuta globalmente. E che il tema della violenza istituzionale e nei tribunali devono essere un punto centrale di lotta. Il riferimento va, nello specifico, all’utilizzo della PAS, sindrome da alienazione parentale, e al «codice rosso» recentemente entrato in vigore. La plenaria di Napoli si è aperta proprio con la lettera della sorella di Elisa Pomarelli e con la critica radicale alla riabilitazione del suo assassino che ne ha fatto la maggior parte della stampa.

In uno dei momenti più emozionanti della plenaria hanno preso parola le persone trans, intersex e non binarie: «Possiamo dire davvero di essere un movimento transfemminista non in quanto persone trans ma perché le nostre lotte sono intersezionali. Le femminelle sono qui con voi perché femministe e femminelle devono andare insieme, non può esistere un femminismo che escluda le lotte trans: insieme lottiamo contro la violenza maschile». Il 22 novembre, in occasione del TDoR (Transgender Day of Remembrance) giorno della memoria per le vittime di transfobia, ci sarà a Roma un convegno dal titolo «Le persone trans prendono la parola» a cui seguirà il corteo Trans Freedom March.

A livello transnazionale NUDM sta lavorando a un convegno con altri movimenti fuori dall’Italia con cui è da tempo in relazione: “Non siamo solo transfemministe, antifasciste e antirazziste. Siamo anche anticolonialiste».
Il Kurdistan, l’invasione della Turchia e il confederalismo democratico hanno infine attraversato tutti e due i giorni dell’assemblea. Eddi, volontaria in Rojava tra le fila delle unità di difesa curde YPJ, ha parlato del senso della nuova parola che Non Una di Meno ha scelto di mettere al centro, da Napoli in poi, e cioè «rivolta» : «Tolhildan significa letteralmente “vendetta”, ma c’è un concetto molto profondo dietro a questa parola nella cultura rivoluzionaria del popolo curdo: vendetta non è uccidere il nemico per la cui mano la tua compagna o il tuo compagno sono caduti, bensì costruire il mondo per il quale loro hanno lottato fino all’ultimo giorno. Dunque noi, come movimento transfemminista e transnazionale, dobbiamo impegnarci per vendicare tutte le compagne che hanno dato la vita per la libertà e tutte le donne che sono morte per la mancanza di libertà. E dobbiamo costruire un mondo: il mondo che sogniamo». A sostegno della rivoluzione curda, la sera di sabato, si è svolto un corteo «selvaggio» per le strade di Napoli:«Siamo con le donne curde che lottano anche per la nostra libertà».

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