Il tenente colonnello Francesco Cavallo, numero due del gruppo dei carabinieri di Roma nel 2009, inviò le note che attestavano lo stato di salute di Stefano Cucchi alterate alla stazione Tor Sapienza, dove Cucchi rimase alcune ore: così sostiene il luogotenente Massimiliano Colombo («Me le mandò già cambiate») in un’intercettazione contenuta nelle pagine del fascicolo che la procura di Roma ha depositato per l’inchiesta sul falso. La procura quindi ipotizza che Cavallo non si limitò solo a chiedere di modificare le annotazioni ma intervenne egli stesso.

Colombo ai pm ieri ha citato una telefonata ricevuta ad aprile dal tenente colonnello Luciano Soligo, ex numero uno della compagna Talenti-Montesacro, a poche ore dall’udienza in cui i carabinieri Francesco Di Sano e Gianluca Colicchio avevano raccontato delle modifiche alle annotazioni di servizio: «Soligo ce l’aveva con Colicchio perché aveva fatto fare una brutta figura all’Arma. Soligo disse che non aveva senso essere così particolareggiati sulle condizioni di Cucchi. Il tenente colonnello chiamò i due e disse che le due annotazioni non andavano bene». Colombo ha poi raccontato di alcune telefonate che Soligo ricevette dai superiori: «Rispondeva dicendo ’comandi, signor colonnello’. All’epoca i suoi superiori erano Casarsa e il tenente colonnello Francesco Cavallo».

Ieri è stato anche diffuso l’audio del 16 ottobre 2009: la centrale del comando provinciale dei carabinieri di Roma contatta un carabiniere, Vincenzo Nicolardi (accusato di calunnia nel processo bis), Cucchi è stato arrestato poche ore prima. La centrale spiega: «Mi ha chiamato Tor Sapienza, dice che lì c’è un detenuto dell’Appia che sta andando al Policlinico, dice che si sente male, c’ha attacchi epilettici». Nicolardi risponde: «Magari morisse, li mortacci sua, oh». «E lo so – replica la centrale – ma siccome è detenuto in cella non può andare per i fatti suoi». E Nicolardi: «(È) da oggi pomeriggio che noi stiamo sbattendo con questo qua».

Ieri è arrivato un altro tassello: la registrazione della chiamata al 118 dei carabinieri di Tor Sapienza. «Abbiamo un detenuto che sta male. Lui dice che soffre di epilessia, per quanto ne possiamo sapere». L’operatore: «Embè, bisogna dargli ragione». Dall’altro lato: «Anche se uno non gliela vuole dare. Fisicamente sta male, cioè di suo proprio». E il 118: «Ma c’ha tremori? C’ha una crisi in atto?». La risposta: «Sì, tremori e non riesce a muoversi».

Ieri la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, durante la cerimonia per i 40 anni del Gis, ha commentato: «Si deve accertare la verità isolando i responsabili». Il comandante generale Giovanni Nistri, accusato da Ilaria Cucchi di voler colpire i carabinieri che hanno svelato i depistaggi, ha fatto un discorso motivazionale. Ma il legale della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, ha sottolineato: «I depistaggi si sono protratti fino ad oggi e vi hanno partecipato soggetti che nulla avevano a che fare con il pestaggio. Persone che sono state addirittura promosse e hanno gradi di rilievo».