«In passato ha detto di non odiare niente più che gli scarafaggi, le zanzare e il Guomindang. Oggi ha scelto di collaborare col Guomindang. Cosa è cambiato?». «Odio il Minjindang ancora di più».

Il botta e risposta tra uno studente e Ko Wen-je dice molto della notizia che ha scosso la politica taiwanese: l’accordo tra il leader del Partito popolare (Tpp) e il Guomindang (Gmd) per un candidato unitario in vista delle presidenziali di gennaio. Dopo settimane di indiscrezioni e tentativi infruttuosi, le due principali anime dell’opposizione hanno deciso di sfidare insieme la maggioranza del Partito progressista democratico (Dpp). Una rivoluzione che cambia non solo lo scenario sul voto taiwanese, ma potrebbe allentare quantomeno nel breve-medio termine le tensioni con la Cina, impattando di riflesso sulle relazioni tra Pechino e gli Usa.

Fin qui la vittoria del Dpp appariva scontata con l’attuale vicepresidente Lai Ching-te. Il nome più inviso a Xi Jinping, ancor più della leader uscente Tsai Ing-wen. Anche l’opposizione rifiuta il modello “un paese, due sistemi” di Hong Kong, ma ha una posizione ben più dialogante con Pechino, a cui garantisce il non perseguimento dell’indipendenza formale e il superamento della cornice della Repubblica di Cina con cui Taipei è indipendente de facto.

In pochi pensavano che Ko avrebbe ceduto al pressing: l’ex sindaco di Taipei si propone da sempre come un’alternativa alla storica polarizzazione politico-identitaria Gmd-Dpp. Una proposta pragmatica e non ideologica che ha sin qui convinto ampia parte dell’elettorato giovane, in cerca di cambiamento dopo la delusione su politiche economiche e sociali.

L’accordo invece c’è stato. A stabilire chi sarà il candidato presidente tra Ko e Hou Yu-ih del Gmd saranno dei sondaggi d’opinione. Sabato l’annuncio ufficiale, in tempo per depositare la candidature entro il 24 novembre.

Dettaglio cruciale: l’incontro decisivo si è tenuto negli uffici di Ma Ying-jeou, unico ex presidente taiwanese ad aver incontrato un leader di Pechino (Xi, nel 2015) e a recarsi in Cina continentale (lo scorso aprile). Sarà sempre Ma ad annunciare il candidato unitario. Una cornice che dà garanzie a Pechino ma che potrebbe in qualche modo complicare la somma 1+1 tra gli elettori di Ko e quelli di Hou.

Di certo il volto delle elezioni è cambiato drasticamente. Così come potrebbero cambiare i rapporti di Taipei con Usa e Cina.