Flash da quel buco nero anche dell’informazione che è la Libia. Una notizia – l’appello diffuso ieri da un gruppo di «artisti, uomini di lettere, militanti per i diritti dell’Uomo e attivisti», come riferisce Al Watan – che in realtà ne contiene almeno tre. La prima è che a Tripoli, città tuttaltro che pacificata, si tiene un salone internazionale dei comics.

Più precisamente, la città è tappa del Comic-Con, fiera internazionale dedicata alla cultura (e al mercato) dei fumetti, dei manga, delle serie tv e cinematografiche di supereroi e fantascienza. Un discreto carrozzone che vanta edizioni dalla California all’Indonesia, passando per l’Italia. E dal 2016 anche per Tripoli. Sarebbe questa la più clamorosa delle tre notizie, se non fosse che al suo debutto il Comic-Con tripolino è stato visitato da 20mila persone: meglio conservare lo stupore per altro.

Non per la seconda notizia, che parrebbe la più triste e tristemente scontata (ma anche qui le apparenze ingannano): l’edizione 2017, lo scorso weekend, è stata chiusa bruscamente dal raid di un gruppo paramilitare d’ispirazione salafita noto come Rada, o «Forze speciali di deterrenza», già attivo tra le formazioni armate che approfittarono a suo tempo della caduta di Gheddafi. Secondo il suo “comandante”, Abdulraouf Kara, iniziative come il Comic-Con – ospitato al Centro dei congressi, quindi ufficialissimo – «incitano alla propagazione dell’oscenità» e spingono «gli adolescenti all’omicidio». È la cultura occidentale da cui vanno salvati i «nostri giovani». Andrebbe aggiunto che, da un punto di vista salafita, se al posto di Ragnarok ci fossero Le mille e una notte cambierebbe poco.

La notizia è stata dunque rilanciata ieri da un appello per la «libertà di espressione e innovazione in Libia», che soprattutto chiede il rilascio delle persone arrestate: oltre 20 tra organizzatori e partecipanti. E qui sta la terza notizia, di certo la più inquietante: gruppi come il Rada nel caotico vuoto libico svolgono funzioni “anti crimine”, inquadrati nei ranghi del ministero dell’Interno. Possono arrestare, picchiare, rasare a zero, umiliare – come riportano i pochi che sono stati rilasciati. Quindi: o il governo che ha l’Onu alle spalle e l’Italia della dottrina Minniti sull’uscio è vittima, nel qual caso il «premier» al Serraj conta meno del sindaco di Tripoli e il primo che passa può imporre la sua legge (coranica); o è autolesionismo puro, dal momento che eventi come il Comic-Con servirebbe a diffondere quell’idea di “normalità” che gli interlocutori occidentali gradiscono sempre. Soprattutto nel momento in cui ti stanno consegnando i fondi e i mezzi, le chiavi per la gestione delocalizzata dell’”emergenza”.

Dei migranti intrappolati in Libia e delle loro tribolazioni, ormai si è capito, al governo italiano e all’Europa importa poco. Speriamo che almeno Minniti voglia commuoversi per la sorte di Superman.