«Harvey Weinstein è un momento nel flusso del tempo». Così, durante la conferenza stampa d’apertura, Robert Redford (secondo una prospettiva filosofica che aveva adottato l’anno scorso per Trump – «i presidenti vanno e vengono») ha liquidato la domanda sulla presenza importante al Sundance (proprio negli anni formativi) dell’ex capo della Miramax. A provare che l’era di «Harvey» – con le sue scenate pubbliche leggendarie, le aste/maratona notturne per aggiudicarsi un film, gli stuoli adoranti/timorosi di accreditati «industry» che lo circondavano dopo le proiezioni per carpirgli un verdetto o un’indicazione promettente – è finita (anche a prescindere da # metoo), bastava guardare...