Pettinengo è un paese della provincia di Biella di 1500 abitanti, a 800 metri di altezza, sospeso a metà fra l’arco alpino e la pianura padana: fino a qualche anno fa circa 600 persone lavoravano alla Liabel, il famoso marchio per la maglieria intima. Dal 2000 la fabbrica tessile è stata chiusa, la crisi ha prodotto disoccupazione, il territorio è cambiato.

I primi profughi arrivano nel 2011: una cinquantina di africani che vengono ospitati per due mesi in una Villa dell’800, sede dell’associazione Pacefuturo Onlus. Nel 2014 la Prefettura chiede di accogliere altri migranti: l’associazione apre un Centro di accoglienza straordinaria (Cas) con 15 ragazzi. Oggi l’associazione Pacefuturo Onlus accoglie 110 persone nei Comuni di Pettinengo e Ronco Biellese in collaborazione con l’amministrazione comunale e la parrocchia.

MA NON SOLO. CON LA BARRA PUNTATA SULLA valorizzazione delle risorse umane l’associazione ha saputo sviluppare in maniera creativa il modello di accoglienza, allestendo una rete economico-sociale che ha intrecciato le vite dei migranti con la rinascita del paese. Grazie alla collaborazione con le associazioni La Piccola Fata di Pettinengo e Tessituraeoltre di Asti si è ripresa la tradizione locale aprendo una scuola di artigianato che insegna a tessere, a cucire e a lavorare la ceramica.

In un laboratorio di apicoltura uno dei richiedenti asilo, a cui nel frattempo è stato riconosciuto lo status di rifugiato con un permesso di cinque anni, è stato assunto dall’associazione Pacefuturo. In montagna grazie al lavoro di volontariato dei migranti sono stati riaperti oltre 15 chilometri di sentieristica. L’associazione – tra stipendi, vitto e alloggi affittati e i servizi che svolge a favore dei richiedenti asilo – ridistribuisce nel paese oltre 50mila euro al mese. Il Cas è ancora un punto di riferimento, ma alcuni ragazzi cominciano anche a vivere nelle case. E nonostante sia un territorio in crisi, con poco lavoro, alcuni rifugiati sono riusciti a rimanere, lavorando come boscaioli o nell’assistenza agli anziani. Un lavoro continuativo e costante che è riuscito a coinvolgere non solo strutturalmente ma anche emotivamente la comunità locale scardinando l’iniziale ostilità fino a portare, nel luglio 2015, l’intero paese di Pettinengo (compresi sindaco e parroco) ad attivarsi nella ricerca di alternative concrete per un gruppo di cittadini maliani che aveva ricevuto il decreto di espulsione.

LA VAL CAMONICA NEL 2011, NEL PIENO dell’ondata migratoria successiva alle primavere arabe, salì agli onori della cronaca nazionale e internazionale per un centinaio di rifugiati che vennero confinati dal governo a Montecampione, a 1800 metri di altezza in una situazione di isolamento e inattività totale. Nel 2015 si verificarono gravi episodi di intolleranza e razzismo orchestrati da Casa Pound e un corteo di protesta organizzato dalla lega Nord. Ma nonostante questi precedenti è la stessa Valle oggi ad offrire un modello di accoglienza.

IL PROGETTO CONSISTE IN UNA RETE CHE SI ESTENDE su tutto il territorio della Valle Camonica e della provincia di Brescia, fornendo a quasi 400 beneficiari vitto, alloggio principalmente in piccoli appartamenti, assistenza legale e sanitaria, accompagnamento ed orientamento sui servizi presenti sul territorio, percorsi di formazione, volontariato ed inserimento lavorativo, corsi di italiano. Artefice l’associazione K-Pax, partner operativo della rete SPRAR che ha ottenuto questo risultato grazie all’impegno di molti volontari e la collaborazione coraggiosa di comuni del bresciano che hanno sottoscritto un accordo con la provincia e la comunità montana. Il lavoro dell’associazione non si è fermato alla micro-accoglienza ma ha promosso una serie di iniziative innovative tra cui l’apertura della «Soffitta del re», un negozio dell’usato aperto a tutta la comunità, la sistematizzazione del riciclo degli abiti usati che vengono anche commercializzati in grosso, e la ristrutturazione e riapertura di un hotel, valorizzando la vocazione turistica del territorio e creando posti di lavoro per residenti italiani e per alcuni beneficiari dei progetti SPRAR; queste attività nel tempo non solo sono riuscite a raggiungere l’autonomia economica ma forniscono un surplus che in seguito viene reinvestito.

IL CONSORZIO FANTASIA E’ UN INSIEME DI PICCOLE cooperative sociali che opera nell’appennino tosco-emiliano, nella Cisa. Ha iniziato ad occuparsi di richiedenti asilo nel 2011, durante quella che era stata chiamata «emergenza Nord-Africa», per poi nel 2014 costituire due SPRAR assieme a delle amministrazioni locali, come Berceto. Comuni piccoli, frammentati, di poche centinaia di abitanti, e grandi distanze tra di loro, e i soliti problemi: disoccupazione, spopolamento che il turismo estivo non riesce a contrastare.

Ecco quindi che per i richiedenti asilo si individuano le case vuote o abbandonate sulla quale si stipulano contratti d’affitto che cominciano a far circolare qualche soldo in più. Per i servizi aggiuntivi (istruzione, supporto legale e psicologico) dei migranti vengono impiegate persone del luogo, in alcuni casi anche soggetti fragili che possono rendersi utili accompagnando i migranti in un processo di integrazione che comporta fra le altre cose lo svolgimento di piccoli lavori utili alla comunità: piccole ristrutturazioni, pulizie, manutenzione del verde. Parte anche una collaborazione con i nuovi agricoltori della zona, giovani che hanno deciso di tornare alla campagna e le cui acerbe imprese agricole hanno bisogno anche dell’aiuto dei migranti che vi svolgono i loro tirocini.

Sono solo alcuni esempi di come il sistema SPRAR abbia rappresentato non solo un’evoluzione in positivo del meccanismo di accoglienza ma anche un’opportunità di sviluppo per i territori montani. Con l’approvazione del Decreto sicurezza queste ed altre esperienze sono a rischio. A Pettinengo si respira già aria di chiusura. All’interno dell’associazione Pacefutura stanno cercando di fa quadrare i conti, ma al momento non è stata trovata una soluzione che permetta di far continuare il progetto. I richiedenti asilo passeranno a un altro gestore e non in montagna. Un’occasione persa anche per i giovani e le persone anziane del territorio che avevano trovato impiego.

GLI OPERATORI DELL’ASSOCIAZIONE K-PAX faranno il possibile per mantenere i servizi di inclusione sociale e integrazione, ma non sono intenzionati a passare a un meccanismo di accoglienza su grandi numeri al quale obbliga la riduzione dei fondi. Le attività lavorative come il riciclo e la gestione dell’hotel continueranno perché hanno raggiunto l’indipendenza economica, ma non se ne avvieranno altre. Il decreto sicurezza cambierà la vita anche la Consorzio Fantasia di Berceto: le restrizioni introdotte sui richiedenti asilo, la scomparsa della misura della protezione umanitaria ridurranno gli inserimenti dell’80%. Questo priverà il territorio dell’indotto dovuto agli affitti e alle retribuzioni delle figure professionali e non impiegate nel sistema di accoglienza. Oltre che, come negli altri casi, sottrarre al sistema d’accoglienza un meccanismo che stava dimostrando efficacia, sostenibilità e riproducibilità. E umanità.